Domenica 15 Giugno 2025

La giornata dell'infermiere: "Siamo poveri, umiliati e stremati. La nostra professione è diventata una condanna"

"Infermieri poveri, umiliati e stremati. La nostra professione è diventata una condanna, altro che vocazione": con queste parole forti Antonio De Palma, presidente di Nursing Up, apre la sua disamina per la Giornata Internazionale dell’infermiere. E cita i numeri: oltre 20mila dimissioni volontarie in soli nove mesi del 2024, un esodo mai visto prima. Un +170% rispetto al 2023. E se nulla cambia, a fine anno saranno più di 30mila gli infermieri in fuga dal Servizio Sanitario Nazionale. In particolare a fuggire sono gli infermieri meridionali che erano emigrati al Nord per lavorare. Ora tornano a casa perchè non ce la fanno più a vivere con stipendi da 1.500/1600 euro al mese e affitti che ne assorbono quasi il totale. A Bologna, Milano, Venezia si registrano decine di dimissioni ogni mese, molte senza sostituzioni. «Paghiamo per lavorare. E’ un’umiliazione quotidiana», raccontano. La soglia minima per vivere da soli nelle principali città italiane supera in molti casi di 300-400 euro lo stipendio medio netto di un infermiere. A Milano il gap arriva a 450 euro. «Siamo poveri certificati, lavoratori fragili, eppure teniamo in piedi gli ospedali», denuncia De Palma. «Oltre il 70% dei professionisti è costretto a indebitarsi per arrivare a fine mese». Oltre alla miseria, anche la violenza: 130.000 infermieri aggrediti ogni anno, e il 2025 ha già registrato un incremento del 30% nei primi tre mesi. «Non solo non siamo tutelati: siamo lasciati soli, sotto tiro, nel silenzio delle istituzioni. «Il 12 maggio non può più essere solo una celebrazione. Siamo al punto di non ritorno. O si salva la professione infermieristica ora, o la sanità pubblica crolla. E con essa l’Italia che si prende cura dei cittadini», conclude De Palma.

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