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'Ndrangheta, le curve di San Siro come “milizie private”: chiesti 10 anni per Lucci e 9 per Beretta

Hanno costituito un gruppo privato con i propri capi, una propria struttura gerarchica, un proprio territorio, ossia lo stadio e i dintorni, e le proprie regole

20020605 - ROMA - POL - GIUSTIZIA: ANMA INCONTRA CASTELLI E CONFERMA SCIOPERO DOMANI - Un'immagine d'archivio che mostra una toga lasciata su di una sedia in un'aula di tribunale. DANILO SCHIAVELLA/ANSA/TO

Era il loro «territorio», sottoposto alle loro «regole», chi non si sottometteva, anche intralciando i business legati allo stadio, dal merchandising ai biglietti rivenduti con rincari, subiva pestaggi e minacce. Gli ultrà delle due curve di San Siro, la Nord interista e la Sud milanista, si sono mossi come «milizie private», «in rapporti, conflittuali o meno», non solo con altre tifoserie, ma pure con i club e con «le strutture statali deputate alla repressione dei reati». Rapporti «con istituzioni e con le società» che hanno generato per loro «una sorta di legittimazione».

Sono pesanti le parole scritte in una memoria e portate in aula dal pm della Dda di Milano Paolo Storari, che ha chiesto 16 condanne nel processo abbreviato, davanti alla gup Rossana Mongiardo, con più filoni e scaturito dal maxi blitz «doppia curva» di settembre di Polizia e Gdf con 19 arresti. Per Luca Lucci, detto «il Toro», leader degli ultras rossoneri, che in più udienze si è difeso fino a raccontare che andava ad Arcore per parlare di calcio con Silvio Berlusconi, la Procura diretta da Marcello Viola ha chiesto 10 anni di reclusione. Un anno in più di quanto chiesto per Andrea Beretta, ex capo della Nord interista e ora collaboratore di giustizia, imputato per aver ucciso a settembre Antonio Bellocco, anche lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di 'ndrangheta, e per associazione a delinquere anche con l’aggravante mafiosa. La pena di 9 anni per «il Berro», come si legge, deriva dalla richiesta di attenuanti generiche e di quella della collaborazione, prevista dalla legge sui pentiti, prevalenti su aggravanti e recidiva. Già uno dei legali dei familiari di Bellocco, l’ex pm Antonio Ingroia, aveva protestato chiedendo che il processo andasse in Assise con aggravanti da ergastolo. C'è da dire che l’ex capo curva ha reso verbali dalla fine del 2024 nei quali, tra l’altro, ha fornito elementi, oltre che sulle dinamiche della Nord e sugli affari, anche sull'omicidio di Vittorio Boiocchi, leader storico della curva nerazzurra, che era rimasto irrisolto dal 2022. Si è autoaccusato di essere stato il mandante e ha tirato in ballo altri. Un procedimento che ha portato a nuovi arresti e che è separato dall’abbreviato principale.

Oggi le richieste, nell’aula bunker davanti al carcere di San Vittore, hanno riguardato altri cinque ultrà milanisti oltre a Lucci, tra cui il vice Daniele Cataldo (chiesti 10 anni) presunto esecutore materiale del tentato omicidio, ordinato, per l'accusa, proprio da Lucci, dell’ultrà Enzo Anghinelli, che si salvò nonostante colpi di pistola alla testa.

Dieci le condanne chieste per gli esponenti della Nord, tra cui 8 anni per Marco Ferdico, pure lui ex del direttivo, 7 anni per Christian Ferrario, presunto «custode» dell’arsenale di armi, e 5 anni per Debora Turiello, unica donna imputata e che, per l’accusa, avrebbe gestito la «cassa» e il capitolo biglietti. Su quest’ultimo dagli atti erano emerse pressioni su responsabili del club nerazzurro. C'erano «continue interlocuzioni con gli esponenti del tifo organizzato da parte di ambienti istituzionali, anche per la gestione dell’ordine pubblico», ha segnalato il pm. Una "legittimazione» che ha fatto sì che i leader erano diventati "quasi i 'capi di Milanò». Basti «pensare» ai «rapporti» tra Lucci e Fedez, non indagato, ma anche a quelli con un altro noto rapper, Emis Killa, lui accusato di far parte dell’associazione per delinquere in un filone ancora aperto, come «uomo di fiducia» del «Toro». Intanto, non solo la Lega Serie A, con l’avvocato Salvatore Pino, ha chiesto 475mila euro di danni, anche d’immagine, agli imputati, ma pure Inter (avvocati Francesco Mucciarelli, Adriano Raffaelli e Caroline Hassoun) e Milan, con il legale Enrico de Castiglione, hanno chiesto oltre 900mila euro di risarcimenti. Sentenza il 17 giugno, stesso giorno in cui arriverà anche il verdetto per altri tre ultrà milanisti.

 

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