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Sharmin Sultana non si uccise, il marito inscenò il suicidio a Genova: condannato a 22 anni

Sharmin Sultana

È stato condannato a 22 anni e sei mesi Ahmed Mustak, l’operaio del Bangladesh di 44 anni accusato di avere ucciso a Genova la moglie Sharmin Sultana, di 32 anni, e di avere fatto passare il femminicidio per un suicidio. Il pm Marcello Maresca aveva chiesto 24 anni di carcere.

L’uomo, negli ultimi mesi, aveva detto che la sera del 5 maggio 2023 la moglie lo aveva aggredito e lui, per difesa, l’aveva fatta cadere tirandole le gambe. In un primo momento aveva invece detto che la moglie si era uccisa e aveva poi cambiato versione nel 2024 dicendo che era stato un incidente.

Mustak, difeso dall’avvocata Vittoria Garbarini, aveva anche raccontato che quella sera aveva preparato la cena per i figli con il cadavere della moglie in cucina. L’uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti.

I carabinieri avevano scoperto l’uomo anche grazie al racconto del figlio più grande e a un suo disegno. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’operaio vessava continuamente la donna che usava i social come TikTok e voleva emanciparsi.

La morte era avvenuta a marzo 2023 nel quartiere di Sestri Ponente a Genova. In un primo momento si era pensato a un suicidio, ma anche i familiari della donna avevano espresso dubbi sul marito.

Sharmin Sultana era precipitata dalla finestra di casa ed era caduta in strada in via Emanuele Ferro, poco lontano dallo stabilimento di Fincantieri dove lavorava il marito. In casa, quel giorno, oltre ai figli c'era anche l’uomo che ai carabinieri aveva detto di non avere sentito nulla perché era a letto e non si sentiva bene.

I figli avevano raccontato che il padre picchiava spesso la madre perché stava al telefonino e faceva video sui social. «Papà si è arrabbiato e ha sbattuto la testa della mamma a terra» è stata una delle loro drammatiche testimonianze. Il giorno in cui Sharmin morì avrebbe dovuto avere un colloquio di lavoro.

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