
Ha risposto da presidente del consiglio, ma c'era la vibrazione di una madre. La tragedia di Afragola - dove la quattordicenne Martina Carbonaro è stata uccisa dall’ex fidanzato - «mi ha lasciato senza fiato». Giorgia Meloni non ha nascosto lo scoramento. Sul tema della violenza "abbiamo lavorato tanto - ha aggiunto - Ma delle volte ti senti veramente disarmato, non so come dire, perché le leggi le abbiamo fatte», ma «la questione è più ampia, e forse non la stiamo neanche capendo completamente». Ma non ha prestato il fianco alle critiche delle opposizioni.
Anzi. «Ho sentito la segretaria del Pd, Elly Schlein, che diceva di mettere da parte le divisioni politiche. Ma questo è uno dei pochi temi su cui non le abbiamo avute». Per la premier, la questione è un’altra: "Rischiamo di non capire quello che sta accadendo alle giovani generazioni. Siamo la prima generazione di genitori che cresce figli completamente digitali, il mondo che loro vivono non è il mondo che vivevamo noi da ragazzi. Forse non siamo neanche bene in grado di capire quello che sta accadendo, i pericoli che loro vivono».
Poi l’ammissione: «È un dibattito che va aperto. Confesso che non ho le risposte, ma se non ci facciamo le domande non possiamo trovarle». Nei giorni scorsi, la segretaria Pd aveva rivolto un appello a Meloni: «Mettiamoci a un tavolo subito e discutiamo», le aveva chiesto con un video sui social. Meloni risponde diretta: «Non c'è bisogno di appelli. Io ci sono. Sto scrivendo una lettera alla commissione bicamerale per l’Infanzia per chiedere di nuovo a tutte le forze politiche: lavoriamoci insieme, ragioniamoci insieme, mettiamoci seduti». Al di là del dibattito sulla primogenitura dell’idea, il Pd è disponibile: «Ma ora servono atti concreti, non bastano le parole», ha risposto la deputata Michela Di Biase, ricordando le proposte Pd «per rafforzare l’educazione affettiva nelle scuole, sostenere psicologicamente le ragazze e i ragazzi più fragili, e promuovere una cultura del rispetto».
Malgrado gli appelli bipartisan alla collaborazione, anche la tragedia di Afragola ha alimentato la polemica politica. A far discutere sono state le parole del governatore campano Vincenzo De Luca. «Dico una cosa forse non corretta - ha premesso durante un dibattito a Napoli - La ragazzina uccisa ad Afragola a 14 anni era fidanzata da due anni... Dodici anni... Non so... E' difficile». Una frase che De Luca ha lasciato a metà, prima di imprimerle una virata: «Io direi a quelli della mia generazione: siate padri e madri, non finti giovani. Soprattutto sui figli maschi». Sul momento, a riprenderlo è stata l’influencer e attrice Valeria Angione: «Il problema non è lei che aveva 12 anni quando si è fidanzata, ma del ragazzo che l’ha ammazzata». Poi è arrivato il carico politico: «De Luca - ha scritto sui social la segretaria di Noi Moderati, Mara Carfagna - ripropone la vecchia giustificazione maschilista: è lei che se l’è andata a cercare. Spero siano respinte con forza da tutti. E’ indegno continuare a proporre questo ragionamento, soprattutto da parte di esponenti istituzionali». Anche la Lega ha attaccato De Luca: "Le sue parole sono un concentrato di cultura maschilista - ha detto il capogruppo della Lega in Consiglio regionale in Campania Severino Nappi - e fanno ripiombare ai tempi in cui si dava la colpa degli stupri alle minigonne e a chi le indossava, e passava l’indegno messaggio che la vittima se l’era cercata». In giornata, governo e Parlamento hanno portato la vicinanza alla famiglia di Martina con le visite del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e della presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, Martina Semenzato. «Questa vicenda è difficilmente catalogabile - ha detto Mantovano - E’ difficile stabilire qual è il confine tra femminicidio, condizioni di degrado, follia. Certi episodi non si possano stroncare o prevenire per decreto legge o per decreto ministeriale. C'è qualcosa che coinvolge la responsabilità di tutti».
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