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Il sandwich del dolore e la circonvenzione di chi soffre: il panino alla memoria di Martina deve inquietare, agitare e preoccupare

Neanche gli sceneggiatori più cinici avrebbero potuto scrivere una trama più inquietante. La mamma di Martina Carbonaro, affiancata da un noto venditore di street food, che assiste al confezionamento di un sandwich in memoria della figlia uccisa nei giorni scorsi dall'ex fidanzato. Il tutto a favore di telecamere e pubblico di TikTok. Chi oggi si scaglia contro la madre della ragazza ammazzata ad Afragola, accanendosi e puntando il dito, probabilmente non ha compreso quanto le è accaduto. Magari sono le stesse persone che, invece di avvilirsi e preoccuparsi di fronte all'ennesimo femminicidio, indicano con protervia la carta d'identità della ragazza e accusano la famiglia di aver concesso un fidanzamento in età così precoce, ignorando che il focus andrebbe fatto sull'omicidio in sé: il primo dato sui cui interrogarsi è questo, poi su tutto il resto. Il problema non è l'educazione data a Martina, semmai quella impartita al suo ex fidanzato, per intenderci. Così come il problema del cinico video diffuso sui social non è la mamma - evidentemente spaesata e a disagio - ma chi cavalca l'onda del dolore per massimizzare il profitto, travolgendo tutto e tutti, infischiandosene delle sofferenze altrui. Non è più sufficiente giustificare ciò che accade appellandosi al “segno dei tempi”. Perché nel momento in cui non inorridiamo, non ci indigniamo e allarmiamo più di fronte alla spettacolarizzazione del dramma, è lì che contribuiamo anche noi con la nostra matita a ingrossare quel segno dei tempi. A farlo diventare uno squarcio.

 

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