
Se il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, avverte la spinta verso i bordi del baratro, significa che spopolamento e inverno demografico stanno scavando una voragine sotto il futuro prossimo dell’Italia.
Come quasi sempre le condizioni più preoccupanti allignano nel Mezzogiorno, dove la Sicilia compete spesso per il penultimo posto, giusto per dare segnali di vitalità!
L’analisi di Giorgetti trova sponda nel segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana: «Non ci stupisce il grido di allarme lanciato dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulla transizione demografica, sul rischio spopolamento delle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Lo ripetiamo da anni, rilevando che la Sicilia è fra le realtà a maggior rischio, come dimostra il fatto che, secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2023, la popolazione residente in Sicilia era 4.797.359 abitanti, in calo dello 0,3% rispetto al 2022, dunque con 16.657 persone in meno».
I parametri sono da profondo rosso, non ultimo il calo di studenti siciliani alle prese con gli esami di maturità: quest’anno seimila in meno rispetto al 2024.
Ed è «negativo anche il saldo naturale delle nascite rispetto ai decessi: nel 2023 i nati sono stati 35.489 (-1.321 rispetto al 2022), con un record di denatalità», aggiunge il segretario generale della Cisl Sicilia, sottolineando come la situazione delle aree interne sia ancora più complessa. «Le aree rurali e interne - che va ricordato rappresentano oltre il 70% dei Comuni siciliani - registrano una vera emorragia di giovani e un contemporaneo aumento dell’età media. È chiaro che, come ha sottolineato il ministro Giorgetti, si rischia entro il 2050 di ritrovare una Sicilia spopolata».
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