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Omicidio di Giulia Tramontano: Impagnatiello condannato all'ergastolo anche in appello, esclusa la premeditazione

Confermata sentenza primo grado. Fidanzata uccisa era incinta

Alessandro Impagnatiello è stato condannato anche in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata al settimo mese di gravidanza, uccisa il 27 maggio di due anni fa nella loro abitazione a Senago nel Milanese. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado. La Corte d’Assise d’appello di Milano, presieduta da Ivana Caputo, ha escluso l’aggravante della premeditazione e ha confermato quella della crudeltà nei confronti di Impagnatiello.

Alessandro Impagnatiello è rimasto impassibile alla lettura della sentenza del processo d’appello con cui gli è stata confermata la condanna all’ergastolo per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano. Quando la presidente della Corte Ivana Caputo ha pronunciato il verdetto, lui era in piedi nei primi banchi accanto alla sua legale Giulia Geradini e non ha avuto alcuna reazione. In lacrime i genitori della vittima.

La Corte di Assise d’appello di Milano si è riservata sulla richiesta di ammettere Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo anche in secondo grado, a un percorso di giustizia riparativa. La sostituta procuratrice generale e il legale di parte civile Giovanni Cacciapuoti avevano chiesto il rigetto dell’istanza.

Il legale della difesa: ascoltata parte delle mie ragioni ma è sconfitta

«Non si tratta di vittoria o sconfitta perchè penso che questo processo sia una sconfitta generale. Ma il fatto che la Corte abbia ascoltato in parte le mie ragioni mi rende soddisfatta». Così l’avvocatessa Giulia Geradini, difensore di Alessandro Impagnatiello, che oggi si è visto confermare in secondo grado l’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, in merito alla decisione dei giudici di non riconoscere l’aggravante della premeditazione. «Sono curiosa di leggere le motivazioni», ha aggiunto dicendo che poi valuterà il ricorso in Cassazione. Restano invece le aggravanti legate alla convivenza con la vittima e la crudeltà "in quanto Giulia, durante l’aggressione, avrebbe avuto il tempo», secondo i giudici, «di rendersi conto che stava perdendo figlio» che portava in grembo. Quanto all’accesso alla giustizia riparativa, per il legale, i giudici decideranno con una provvedimento separato e, qualora Impagnatiello venisse ammesso, «ci vorrà del tempo, molti mesi prima che inizi il suo percorso», ha chiarito l’avvocatessa. Il programma correrà parallelo al procedimento penale e potrà avere ripercussione nell’iter di esecuzione della pena.

La sorella Chiara, la chiamano legge ma è disgusto

«Vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto». Lo scrive sui social Chiara Tramontano, sorella di Giulia, dopo il verdetto d’appello che ha confermato l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello seppure facendo cadere l’aggravante della premeditazione. La sorella della 29enne, incinta al settimo mese ammazzata il 27 maggio 2023 dal fidanzato, aggiunge: «L'ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su internet: 'quanto veleno serve per uccidere una donnà poi l’ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione. Vergogna a una legge che chiude gli occhi davanti alla verità e uccide due volte. E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano».

Genitori Giulia Tramontano: 'Preferiamo non dire nulla'

«Preferiamo non dire nulla». Così la signora Loredana, la mamma di Giulia Tramontano, subito dopo la lettura del dispositivo con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano, pur confermando l’ergastolo e le pene accessorie per l'assassino di sua figlia, Alessandro Impagnatiello, non ha riconosciuto la premeditazione. La signora, con a fianco il marito Franco e l’amica del cuore di Giulia, aveva con se due fotografie di Giulia con una dedica anche a Thiago, il bimbo che avrebbe dovuto nascere. Mentre i genitori di Giulia hanno lasciato l’aula provati dal dolore, il loro legale, Giovanni Cacciapuoti, non ha esitato a parlare davanti alla telecamere: «siamo soddisfatti perché nulla sposta», ha affermato in merito alla riforma della sentenza di primo grado con il mancato riconoscimento della premeditazione. "È sempre ergastolo. Siamo soddisfatti».

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