
Un’aggressione brutale, tanto più grave perché consumata davanti agli occhi di bambini. È accaduto a Catania, giovedì pomeriggio, nella sede della CGIL durante un laboratorio di lettura per i più piccoli organizzato da Famiglie Arcobaleno, l’associazione che riunisce genitori omosessuali.
Vittima dell’attacco è Egle Doria, attrice, attivista, madre di Marina, una bambina di 9 anni e sposata civilmente con Maria Grazia. L’uomo è entrato nella sala del Pride Village mentre si stava per iniziare una lettura collettiva. Ha letto ad alta voce la scritta sulla maglietta di Egle – “Genitori omosessuali” – e subito dopo è esploso in un’aggressione verbale e fisica. «Mi ha messo le mani sul petto con forza, urlandomi in faccia», racconta Doria. «"Fate schifo. Come fate i figli? Nella Costituzione non c’è scritto che possono esistere due mamme o due padri. Dovete andarvene dall’Italia!"». Parole cariche di odio, pronunciate davanti a sua figlia e ad altri bambini. Egle, però, non si è lasciata travolgere.
«Sono rimasta ferma. Sobria. Per loro. Per i bambini». Ora si trova in questura per sporgere denuncia contro l’aggressore. Ma non si tira indietro: «Ci metterò la faccia come sempre. Anche domani al Pride di Catania. Se pensano di fermarci, hanno sbagliato persona».
Per l'attrice, quanto accaduto è il sintomo di un clima pericoloso, alimentato anche da chi siede nelle stanze del potere. A esprimere solidarietà è stato anche Alessandro Zan, europarlamentare e responsabile Diritti del Partito Democratico: «Quello che è successo a Catania è disgustoso e inaccettabile in un Paese civile. A lei e alla sua famiglia va tutta la mia solidarietà: sono vittime di un clima d'odio alimentato anche dalla propaganda politica. Quando si criminalizzano le famiglie omogenitoriali, quando si legittimano narrazioni tossiche, poi succede questo. Chi semina odio è complice. Noi continueremo a batterci per una legge contro i crimini d'odio, sempre più necessaria».
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