
C'è chi è costretto a fare le pulizie negli ospedali con la divisa standard invernale perché non c'è stato il via libera sul versante della sicurezza. Chi deve cucinare in locali non bene climatizzati e chi lavora per grandi multinazionali in punti vendita dove lo split non regge le alte temperature di questi giorni e va in tilt. Poi ci sono i casi limite, sempre sotto le insegne di multinazionali, come "datori di lavoro che richiamano i dipendenti perché interrompono l’attività per il tempo di bere un sorso d’acqua».
Sono solo alcuni dei casi denunciati dalla Filcams Cgil Sardegna che tutela i lavoratori del settore terziario. Una denuncia che arriva dopo sole 24 ore dall’adozione, da parte della giunta regionale, delle linee guida per la protezione dei lavoratori dal calore e dalle radiazioni solari. Nel documento la giunta ha inserito alcune prescrizioni: limitare le attività lavorative nelle ore più calde, introdurre rotazioni e pause in zone fresche, garantire acqua fresca disponibile, favorire l’acclimatamento, adottare vestiario idoneo, leggero e traspirante.
Ma la situazione reale fotografata dalla Cgil appare diversa. «Negli appalti pulizie di alcuni ospedali di Cagliari, Sassari e Olbia si lavora con un abbigliamento invernale, nelle cucine e aree distribuzione dei pasti delle mense di Teulada il termometro segna 35 gradi, e così nelle mense di qualche stabilimento industriale - osserva la segretaria regionale della Filcams Cgil Nella Milazzo - E ancora, in tante, tantissime attività commerciali sparse per la Sardegna, il caldo fiacca addetti alle vendite e clienti, con la differenza che i primi subiscono il caldo per interi turni. In alcuni luoghi di lavoro - denuncia - si nega il minimo già previsto da norme scritte in tempi in cui non si arrivava a queste temperature, vanno fatte valere quelle e altre devono essere scritte». Secondo la Filcams Cgil Sardegna sono importanti le risposte arrivate dalla Regione dopo le sollecitazioni dei sindacati, «ma non bastano, ci vuole un impegno straordinario». Il sindacato chiede di vigilare affinché le norme siano rispettate, e individuare un sistema di incentivazione per le imprese mirato a installare nuovi impianti. Per la Filcams occorre, infine, ripensare l’organizzazione del lavoro, «rimodulando orari, norme, pause, perché il cambiamento climatico non sia l’ennesima causa non governata delle morti e degli incidenti sul lavoro che si stanno purtroppo moltiplicando, anche per il caldo».
Caricamento commenti
Commenta la notizia