Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

FdI, i vertici romani tentano di bonificare la "palude" siciliana

A Roma Fratelli d’Italia sta seguendo con ansia gli sviluppi giudiziari delle indagini che coinvolgono il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno ed Elvira Amata, assessora regionale al Turismo

Lo stato maggiore di Fratelli d’Italia è davvero orientato a disboscare e bonificare l’enclave siciliana del partito? La risposta non può essere inequivocabile. Troppi fattori s’intersecano in un groviglio di rapporti di forza che poi influenzano le mosse dei vertici romani.
Il partito della Meloni considera la Sicilia un avamposto, prima linea decisiva soprattutto negli equilibri con Forza Italia, l’alleato da guardare a vista per la sua vocazione espansiva al centro dello scacchiere politico. Le inchieste, che stanno scavando nei retroscena della gestione disinvolta e spregiudicata dei fondi riservati al turismo, sono più di un imbarazzante grattacapo.
A Roma Fratelli d’Italia sta seguendo con ansia gli sviluppi giudiziari delle indagini che coinvolgono il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, pupillo di Ignazio La Russa, ed Elvira Amata, assessora regionale al Turismo e ramificazione di Manlio Messina, il deputato catanese considerato il regista, neanche tanto occulto, delle manovre che negli ultimi anni hanno consentito al partito di avere le chiavi della cassaforte nel settore del turismo.

In principio fu l’appalto opaco affidato alla società Absolute Blue con sede a Kehlen, in Lussemburgo per l’evento “Sicily, Woman and Cinema 2023” al Festival del Cinema di Cannes. Quasi 4 milioni nel 2023, 2,2 alla stessa società nel 2022. Un rapporto maturato con Manlio Messina assessore (governo Musumeci) e confermato dal sue erede, Francesco Paolo Scarpinato (3,7 milioni). Una continuità, targata Fratelli d’Italia, spezzata però prima dall’altolà della Corte dei conti e poi da Renato Schifani, da poco eletto presidente della Regione e subito alle prese con una grana illuminante: la matrice, infatti, avrebbe poi generato altre indagini, apparentemente scollegate ma riconducibili a esponenti del partito della Meloni. Così deflagra il caso di Carlo Auteri, il deputato regionale - guarda caso fedelissimo di Manlio Messina - che avrebbe caldeggiato cospicui (oltre 400.000 euro) finanziamenti, poi riversati a un’associazione presidiata dai suoi familiari. Auteri finisce nella polvere, il partito romano lo emargina, Manlio Messina perde quota ed è costretto a lasciare l’incarico di vicecapogruppo alla Camera. Auteri, invece, trattato quasi come un “mariuolo”, ostracizzato, fa le valigie e trova le porte aperte nella Dc di Cuffaro. S’impone, quindi, la linea rigorosa del partito che agita il vessillo etico.
Ma a distanza di mesi dalla palude dei fondi gestiti dai deputati dell’Ars affiorano altri intrecci torbidi, raccontati dalla Guardia di finanza in un dossier che squarcia il velo sulle mosse del presidente dell’Ars e dell’assessora Amata, nel solco della “filiera” FdI radicata nel settore del turismo. E anche questa volta le impronte di Fratelli d’Italia sono sfacciate.
L’inchiesta della procura di Palermo è ancora in una fase embrionale, ma il marchio di fabbrica è sempre lo stesso. Questa volta, però, al centro dei sospetti c’è Gaetano Galvagno, allievo prediletto di Ignazio La Russa. I vertici romani del partito saranno inflessibili come nel “caso Auteri”?
Il dossier Galvagno-Amata scotta, ma i timonieri del partito non lo possono ignorare o derubricare. Soprattutto se le indagini arriveranno al bivio del rinvio a giudizio, visto il trattamento riservato a Manlio Messina e Carlo Auteri.

In Sicilia da mesi le redini sono affidate a Luca Sbardella, inviato dalla Meloni per arginare la deriva delle correnti. Ed è lui che traccia la linea: «Dimissioni di Galvagno in caso di rinvio a giudizio? Vedremo, di certo non si può andare avanti come se nulla fosse». Anche perché il partito siciliano non è riuscito a intestarsi una missione politica qualificante, capace di spostare i riflettori dalle manovre spericolate sui finanziamenti ai “cerchi magici”. Un tarlo che sta appannando anche il percorso di Renato Schifani, sempre più irritato dalle trame del suo alleato più ingombrante. Mentre il presidente della Regione si sbraccia per rivendicare la svolta, l’immagine del suo governo appare opacizzata dai miasmi. Certo, Fratelli d’Italia sembra ormai fuori dal ballottaggio per il prossimo candidato alla presidenza della Regione. Ma per Schifani è una magra consolazione.

A questo punto i “virus” di Fratelli d’Italia rischiano di contagiare il governo siciliano. E il presidente ha tutto l’interesse a tagliare i rami secchi, spalleggiato anche da alcuni “generali” della Meloni. In questa direzione è stato cancellato il convegno antimafia previsto il 19 luglio a Palermo nel solco della memoria di Borsellino. L’evento si farà a Roma per tenere a distanza un imbarazzo ormai fuori controllo.

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia