Testimone del tempo collettivo, sociale e politico, pittore con l'urgenza prorompente di esprimere il proprio racconto di immagini, Renato Guttuso si conferma grande maestro del '900 nell'antologica allestita da domani al Vittoriano per celebrare i cento anni della nascita.
Esposte cento opere, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private internazionali, dipinti, disegni, tele monumentali, tra cui 'Il funerale di Togliatti, 'La spiaggià, 'La Vucciria'.
"Guttuso è stato un personaggio fondamentale della cultura italiana del tempo", ha detto Enrico Crispolti, curatore della mostra insieme al figlio adottivo del pittore siciliano Fabio Carapezza Guttuso (e presidente degli Archivi Guttuso di Roma) intervenuto alla vernice per la stampa. Alla quale ha partecipato anche lo scrittore Andrea Camilleri, unito all'artista scomparso nell"87 da una lunga frequentazione e che ha poi visitato le sale del Vittoriano, luogo amato da Guttuso perché proprio nel contiguo Museo del Risorgimento andava a ricercare i cimeli garibaldini.
Se Alessandro Nicosia, patron di Comunicare Organizzando, ha dovuto aspettare alcuni anni prima di poter realizzare la rassegna sul maestro siciliano, il risultato è forse il più completo che ci si potesse aspettare. Opere significative, selezionate dai curatori con estrema attenzione, restituiscono l'avventura pittorica del maestro, 60 anni di attività vissuti nel segno, ha sottolineato Crispolti, di "una continua volontà di comunicare". "Disegnava sempre, quasi fosse per necessità - ha proseguito - in Guttuso non c'é mai l'atteggiamento ripetitivo comune anche a grandi pittori".
Il percorso espositivo rende conto degli esordi precoci, dell'interesse verso il realismo, che, ha aggiunto Crispolti, "lo avrebbe caratterizzato rispetto alla generazione anti-novecentesca". Testimone degli orrori della guerra, il desiderio di racconto "orienta e sovrasta la sua ricerca" e si sposa con l'impegno politico e sociale che emerge con prepotenza nella sua evoluzione creativa.
La mostra rende conto di tutti questi aspetti, come del resto dell'antagonismo ideologico che sorse in merito alla polemica tra astrattismo e figurazione, di cui Guttuso fu protagonista assoluto. Dagli anni '30 fino agli '80, si susseguono paesaggi, nature morte, ritratti (della moglie Mimise, di Anna Magnani, di Mario Alicata, di Schifano, di Giorgio Amendola e altri), i bellissimi e numerosi autoritratti, i tetti di Roma, gli scorci di Sicilia, la spiazzante 'Crocifissione'. "Un'opera che precorreva i tempi - ha detto Carapezza - in un primo tempo osteggiata, ma poi Paolo VI la voleva in Vaticano". Ecco le quattro tele monumentali, 'La Vucciria', 'La spiaggia' (dipinto coraggioso, fra quelli in cui si nasconde la figura di Picasso), la 'Zolfatara', cruda come "un girone delléinferno", 'I funerali di Togliatti'. Qui, sul mare di bandiere rosse, galleggiano in bianco e nero i volti dei protagonisti della storia, caparbiamente narrata da Guttuso quasi fosse stato uno scrittore.