di Marcello Mento
I polittici di Monforte San Giorgio e di Taormina sono certamente suoi. Quelli di Randazzo e di Castelbuono gli sono attribuiti. La sicurezza, specie il secondo, che siano usciti dalla sua mano non c'è, non sempre i quadri venivano firmati e poi molti documenti sono stati persi o distrutti. Antonello de Saliba è, tra i discepoli del grande Antonello da Messina, quello più richiesto dalla committenza ecclesiastica e laica della fine del Quattrocento e dell'inizio del Cinquecento, specie in Sicilia e Calabria. Ma anche quello nei confronti del quale la critica ha espresso a più riprese giudizi duri e liquidatori.
La sua prolificità e la sua ripetitività nel proporre alcuni temi (in particolare quello della Madonna con il Bambino) lo hanno visto via via perdere terreno nella considerazione degli studiosi. E questo è accaduto anche se per molto tempo è stato ritenuto un pittore di tutto rispetto, se non addirittura di talento, come nel caso della Madonna in trono con il Bambino, che si trova al Castello Ursino a Catania, che fino a quando non venne restaurata, era diffusa la convinzione fosse opera del grande Antonello. Così sostenne per un certo periodo anche lo studioso di storia messinese Giuseppe Grosso Cacopardo, per poi tornare sui suoi passi.Ma non è per amor di polemica che ricordiamo queste cose, quanto per alzare il velo su un pittore, il messinese Antonello de Saliba, che se non raggiunse il livello espressivo dello zio, resta indubbiamente uno dei protagonisti più importanti della nostra cultura pittorica.
E questo anche se ormai la sua memoria è tramandata solo tra gli specialisti di storia dell'arte e non gli è stata mai intitolata né una strada né una piazza cittadina, preferendogli personaggi risorgimentali che con Messina non hanno mai avuto a che fare.Antonello de Saliba (o Resaliba) nacque a Messina - attorno al 1466 -, da Giovanni, cognato e collaboratore del grande Antonello da Messina, di probabili origini maltesi. Giovanni, che di mestiere faceva l'intagliatore, realizzava per l'illustre congiunto, le carpenterie dei suoi polittici. Cosa che continuò, dopo, a fare per il figlio.Il Saliba si formò nella bottega del cugino Jacobello, dove venne accolto che aveva 14 anni. Nel contratto che lo legava al figlio di Antonello da Messina, c'era scritto che doveva seguirlo dovunque andasse.
Così avvenne che si recò con lui a Venezia nel 1480, dove rimase per ben 17 anni completando la sua formazione a contatto con l'arte di Giovanni Bellini e Cima da Conegliano. Per molto tempo egli venne confuso con lo zio. Utilizzare lo stesso nome per firmare i quadri, seguito dall'indicazione del luogo di nascita ("messaneus", "mesaneus" o "messanensis"), ha ingenerato molta confusione tra gli stessi critici, tanto che numerosi suoi dipinti vennero attribuiti al più famoso zio, così è per esempio con l'Annunziata del Museo dell'Accademia, poi rivelatasi una copia del magnifico dipinto di Palazzo Abatellis, a Palermo, l'icona per eccellenza del grande Antonello.
La presenza di un Antonello in laguna ha inoltre portato a ritenere i due artisti per lungo tempo una persona sola. C'è chi ritiene, addirittura, che il de Saliba abbia volontariamente incoraggiato la confusione, tenuto conto del grande successo che lo zio incontrava nel gusto generale della città lagunare. Solo nel '700 si comincia distinguere con una certa nettezza tra i due. Dernard Berenson per non alimentare ulteriore confusione prese a chiamarlo Antonio de Saliba, così da distinguerlo dallo zio.Comunque di questo periodo è la bella Madonna col Bambino ora nel Museo civico di Spoleto, che porta la data del 1494. Resa nota per la prima volta in un articolo di "Arte e Storia" del 1894, a causa proprio della firma e sulla base della sola riproduzione venne attribuita ad Antonello da Messina da gioacchino di Marzo e da Gaetano La Corte Cailler.
Si ritenne per un certo periodo che la Madonna fosse una copia di quella della Pala di San Cassiano del grande Antonello.Nel luglio del 1497 il pittore ricompare in Sicilia, dove sarà, fino al 1535, molto attivo e richiesto grazie a commissioni che gettano una luce rivelatrice su un mercato, quello borghese, che vuole fare suoi, anche se in forma di repliche, modelli artistici celebrati. Ed infatti questa cospicua richiesta da parte di quel tipo di mercato porta Saliba e la sua bottega a riprodurre in maniera identica, o con minime varianti, lo stesso modello: quello della Madonna con il Bambino, non ottenendo sempre risultati degni di nota. Questa pervicacia sicuramente gli ha nociuto perché lo ha fatto scendere di livello nella considerazione della critica. Ma, avverte Donatella Spagnolo, che «il giudizio sul pittore, generalmente condiviso tra gli studiosi, come di un passivo imitatore di modelli antonelliani e belliniani, ha impedito di focalizzare l'attenzione su alcune elaborazioni formali che invece potrebbero apportare qualche avanzamento nella conoscenza della pittura siciliana post-antonellesca». Morì nel 1535.
Ecco di seguito alcune delle opere che si trovano in Sicilia, Calabria e in musei stranieri:- Madonna in trono col Bambino, Catania;- Madonna col Bambino, Museo civico Catanzaro (1508);- Madonna e il Bambino, Museo civico di Castroreale;- Madonna con il Bambino, chiesa dei Minori Osservanti di Vizzini;- Madonna con il Gelsomino, Museo regionale di Messina;- Madonna, Chiesa Madre di Giampilieri;- San Pietro e Paolo, Chiesa di Santa Maria della Catena di Milazzo;- Madonna con il Bambino, Cattedrale di Patti;- Polittico del Duomo di Taormina;- Polittico della Chiesa Madre di Monforte San Giorgio;- Polittico della Chiesa di San Martino, Randazzo;- Polittico della Matrice Vecchia, Castelbuono;- Santa Domenica, Museo regionale di Messina;- Santa Caterina d'Alessandria (recente attribuzione di Caterina Di Giacomo), Museo regionale di Messina;- Annunciata, Gallerie dell'Accademia di Venezia;- Cristo alla colonna, Gallerie dell'Accademia di Venezia;Madonna adorante il Bambino, Musée Jacquemart-André di Parigi;San Girolamo, collezione privata, Biella.