Lunedì 23 Dicembre 2024

La croce di S. Croce
ci ridà la direzione

di Anna Mallamo

C’è una croce, enorme, oggi, nella piazza Santa Croce di Firenze. Formata da più di 50 blocchi di marmo – tutti di Carrara, tutti diversi, piccoli e grandi, in tutti i diversi colori del marmo, con altre forme applicate qua e là – distesa come un corpo, con la fronte in su, verso il cristallino cielo toscano, orientata come una freccia. È un’installazione – che è il modo in cui si chiamano a volte le opere d’arte quando scendono in mezzo a noi e ci restano, e si fanno circondare e guardare e toccare – dello scultore Mimmo Paladino. I blocchi infatti non sono inerti: devono essere toccati, percorsi, circondati. Si deve potere «vivere» la croce – spiega Paladino – «la si deve percorrere, attraversare, cogliere nella sua interezza».

Perché la bellezza orienta, dà direzione e significato ai luoghi e ai percorsi. Persino in un luogo come Firenze, dove la bellezza parla ad ogni angolo: ma la bellezza, per sua natura e per nostra fortuna, pur essendo fragilissima è pure moltiplicabile, esponenziale.

Quella grande croce di marmo «conduce a un approdo preciso, una basilica francescana che è al tempo stesso il pantheon dei grandi del nostro popolo, credenti e non», ha detto l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori.

Poco più lontano, nello spazio scandito dagli spigoli magnifici del Battistero, si fronteggiano altre tre croci: i tre Crocifissi lignei forse più belli dell’arte italiana, di Donatello, Michelangelo e Brunelleschi, per la prima volta assieme, in un dialogo fittissimo e muto. È “Florens 2012”, la Biennale internazionale dei beni culturali e ambientali di Firenze.

La croce – simbolo fortissimo, declinata di continuo dall’arte, portatrice di enorme forza – diventa veicolo di un messaggio ulteriore e assoluto: la bellezza, come una bussola, riesce a darci senso e direzione. Seguiamola.

leggi l'articolo completo