Domenica 28 Aprile 2024

Fender, un mito
da 50 anni

 Cinquant'anni, sei corde e un mito. Era il 1962 quando nell'Italia ricostruita e nell'euforia del boom economico la voglia di libertà cominciava ad avere come colonna sonora la musica rock. E la musica rock uno strumento che ne ha segnato la storia, ovvero la Fender. Una chitarra che ha accompagnato e contrassegnato tutte le tappe della storia della musica, dai grandi raduni oceanici ai sogni dei tanti complessi che negli anni sessanta cominciarono a spuntare ovunque come i capannoni delle fabbrichette. Da giovedì, al museo della Musica di Bologna in palazzo Sanguinetti (strada Maggiore 34), arriva la mostra 'Rewind 50 anni di Fender in Italia' che non è solo una celebrazione del mito, ma anche una lettura da un particolarissimo punto di vista dell'ultimo mezzo secolo della storia d'Italia. 

"Questa mostra - spiega il curatore Luca Beatrice - propone delle suggestioni legate agli ultimi cinquant'anni di storia italiana, non una loro ricostruzione. Grazie a Fender le chitarre diventano fulcro di un percorso più ampio all'interno del quale si incrociano, a tempo di rock, miti, stili di vita, ideali". Così, nel 1962, mentre dall'America arrivavano i dischi di Elvis ed in tanti cercavano di copiarlo, mentre la musica di Celentano suonava nei mangianastri delle 500, M. Casale Bauer cominciò la distribuzione della Fender in Italia. Già tre anni fa Luca Beatrice e il museo della musica di Bologna reserò omaggio al mito con la mostra 'Love Me Fender'. La seconda tappa di questo viaggio torna ad unire suoni e visioni, musica e immagini. Il punto di partenza della mostra è fatto dalle Fender customizzate e reinterpretate da ventidue artisti italiani e internazionali, fra cui Alessandro Baronciani, Valerio Berruti, Cuoghi e Corsello e Ugo Nespolo, chiamati a dare una loro lettura del mito. 

Gli stili e i linguaggi adoperati sono molto diversi, dalla pittura figurativa all'arte concettuale, dall'oggetto all'installazione, dalla street painting alla sound art. Queste Fender d'autore dialogano con gli elementi visivi e scenografici di una microstoria della musica italiana, in un ordine più stilistico che cronologico e accompagnato da grandi foto d'autore. Così si parte da Bobby Solo, Little Tony e le innocenti e un po' ingenue suggestioni d'oltreoceano, fino al rock contemporaneo di Vasco e Ligabue, dei Litfiba e degli Afterhours, senza dimenticare l'incontro con il pop e le voci dei grandi interpreti italiani, da Gianni Morandi a Tiziano Ferro, da Mina a Laura Pausini. E poi ancora il beat degli anni sessanta, la psichedelia e il pop sinfonico, l'indie rock, i cantautori, la scuola genovese e quella della via Emilia, la dance, l'electropop, il rap e l'hip-hop. I duri e puri del rock e quelli che si sono incontrati con le tendenze più popolari e commerciali. I fenomeni musicali, nell'ultimo mezzo secolo in Italia si sono spesso rincorsi e riproposti, cambiando di segno e adeguandosi a sogni e gusti dell'epoche. La Fender, invece, è sempre stata al suo posto. 

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