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Il "Diaro d'inverno"
di Paul Auster

PAUL AUSTER
"DIARIO D'INVERNO"
(EINAUDI, pag. 185, 18,50 euro)

L'inverno, quello della vita ma soprattutto quello dell'anima. Non è una questione fisica, perché il corpo, nel suo disfacimento, ha una sua particolare dignità. Pur nell'abuso di alcool e di sigarette e di notti insonni. Ma la morte incombe, anzi accerchia l'autore della trilogia di New York e come un cappio si stringe intorno a lui fino a diventare soffocante e insopportabile. 

E' questa la spinta che porta Paul Auster a scrivere il suo 'Diario d'invernò, un racconto autobiografico in cui il grande autore viaggia per frammenti, avanti e indietro nel tempo per compilare il suo singolare elenco di momenti e luoghi dell'esistenza. Momenti indimenticabili (prendere in braccio i tuoi bambini, abbracciare tua moglie), momenti felici e anche drammatici. Tutti i luoghi, uno dopo l'altro, da South Harrison Street, età da 0 a 1 e 1/2 nessun ricordo, fino al 21mo trasloco in un punto di Park Slope, Brookling, dove ancora vive con l'amata moglie e la sua meravigliosa nuca, quella nuca che vede ogni mattina.

 Ma il 'Diario d'invernò è prima di tutto un libro sulla morte, quella del padre durante un rapporto sessuale con la sua ultima fidanzata, da cui tutto inizia tanti anni prima, con un Paul Auster ancora incosciente e totalmente sconosciuto. "Ed è triste pensare - scrive - che quando tuo padre morì a sessantasei anni tra le braccia della sua fidanzata tu brancolavi ancora su tutti i fronti, masticavi ancora il fango del fallimento". Ma soprattutto la morte della madre, che nel maggio del 2002 piomba nella sua vita attraverso il telefono e lo lascia senza parole, in preda al panico.

 A quel punto "Qualsiasi cosa si possa dire dev'essere estratta dal di dentro, da dentro di te, l'accumulo di ricordi e percezioni che continui a portare nel tuo corpo - e che ti hanno lasciato, per motivi che non saranno mai conosciuti del tutto, a boccheggiare sul pavimento della sala da pranzo, sicuro che stavi per morire". Lui non muore, ancora, mentre il mondo si sgretola e allora sente la necessità di mettere in fila "Piaceri e dolori fisici. I piaceri del sesso innanzitutto, ma anche quelli del mangiare e del bere, di stare nudo in un bagno caldo, di grattarsi un prurito, di starnutire e di scoreggiare, di stare a letto un'ora in più, di voltare la faccia verso il sole in un mite pomeriggio di tarda primavera o d'inizio estate e sentire il tepore posarsi sulla pelle". E' attraverso il racconto di queste sue immense minuzie della vita che Paul Auster ritrova la grazia che forse negli ultimi libri aveva un po' perso, la ritrova chiedendosi quante mattine gli restano, a 69 anni, e se lo chiede ogni mattina scendendo dal letto e posando i piedi sul pavimento gelido.

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