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Cremonini: che notte di note al piano

Possono bastare poche luci soffuse, una voce e un pianoforte per emozionarsi. Può succedere in un salotto di una casa qualsiasi, Cesare Cremonini ha scelto uno dei “salotti” più belli del mondo, il Teatro antico di Taormina, per la prima volta in carriera solo voce e piano davanti al pubblico. “Una notte al piano”, un unicum straordinario che ha chiuso il tour 2013 dell'artista bolognese, che a luglio si era già esibito in stupende location come la Centrale Live del Foro Italico di Roma, l’Arena Regina Cattolica e l’Arena di Verona: ovunque sold out. «Una prima volta è sempre una prima volta - ha detto Cremonini appena salito sul palco taorminese -. Sono davvero in tensione perché questo concerto mi permette di dare un vestito più umano alle canzoni che scrivo nella mia camera. Spesso vengono ornate e plastificate per essere più ascoltabili. Ma è quando nascono che mostrano la loro vera natura»

Cremonini sul palco si dimostra musicista eccezionale ma anche egocentrico (per sua stessa ammissione) showman, capace di eludere l'effetto “monocorda” che rischia di celarsi dietro un'esibizione prolungata senza band. «Il gruppo che mi segue è eccezionale – ha commentato -, ma gli strumenti, l'arrangiamento, i suoni “aggiuntivi” sono anche un modo per rendere i testi più accessibili. Per questo, quella che stiamo vivendo insieme, è una serata speciale. E' come se qui ci fossero i miei genitori o pochi amici ad ascoltare i miei pezzi. Solo che loro dopo un poco mi implorano di smettere, di andare a fare altro». Il trentatreenne emiliano alterna successi, vecchi e nuovi singoli, a brani meno celebri, arrangiati in chiave acustica: quasi fosse un viaggio a ritroso nella sua carriera, iniziata sotto la matrice chiaramente e spudoratamente pop dei Lunapop e proseguita da solista con la composizione di brani talvolta molto commerciali, talvolta toccanti e poetici, banalmente ma incredibilmente romantici. 

In un Teatro antico gremitissimo, le canzoni, anche quelle più conosciute, sembrano “inseguire” le note, grazie alla capacità di Cremonini di mostrarsi musicalmente nudo e crudo. Con autoironia ha saputo beffare l'accentuata autostima, smitizzando la figura del vip incensato ed irraggiungibile. Le emozioni provenienti da una parte e dell'altra si sono incastonate perfettamente, le vibrazioni del cuore, aiutate dallo scenario suggestivo, hanno fatto il resto. Tra il cantautore e il pubblico un palco semplice, essenziale; ma la barriera è stata solo architettonica. Fin dall'inizio Cremonini ha introdotto i brani raccontando aneddoti del passato e del presente, non nascondendo le fonti di ispirazione, spesso femminili. Tra serio e faceto, senza prendersi troppo sul serio, ha raccontato tutto il suo percorso artistico, dalle prime esibizioni a Bologna al successo di “50 Special”. Ma anche la crescita umana: le delusioni d'amore, i rapporti con i cari, la passione per la cucina. «Finalmente sono di nuovo in Sicilia, voi pensate per suonare, in realtà non vedo l'ora di finire per andare a mangiare», ha rivelato prima di cantare l'autobiografica “La ricetta (...per curare un uomo solo)”, ispirata a coloro che trovano nel cibo l'antidoto ai malanni dell'animo, ma per l'occasione dedicata anche al famosissimo cuoco italiano Carlo Cracco, in platea per ascoltare l'esibizione di Cremonini. 

Al bando i luoghi comuni e le frasi fatte, l'ex leader dei Lunapop ha cambiato il ritornello della canzone “Sardegna” per omaggiare la Sicilia, lasciandosi trasportare totalmente durante l'interpretazione di “Due stelle in cielo”. Fans in visibilio per Maggese, Marmellata #25, Le sei e ventisei, Il pagliaccio, Il comico, Una come te e Believe in love, canzone scritta e cantata in inglese e contenuta nell'album “Grovigli” di Malika Ayane, con la quale ha condiviso «l'amore e la passione per la musica». La pioggia di emozioni è divenuta intensa con le “serenate” più classiche, Dev'essere così, Una come te, Niente di più, Vorrei. E ovviamente acclamatissimo l'ultimo successo, La nuova stella di Broadway. 

Più di due ore di concerto, intervallate da una breve pausa di circa dieci minuti, concluse con “Amor mio”. Non una scelta casuale, visto che Cremonini si era aggiudicato, sempre a Taormina e con questa traccia, il premio miglior canzone originale ai Nastri d'argento. Quasi una consacrazione che ne segna la completa evoluzione. Il tempo delle ammiratrici scatenate pronte a strapparsi i capelli per il ragazzino con i capelli ossigenati, sembra essere ormai lontano. Oggi Cremonini, pur non avendo perso lo spirito da inguaribile latin lover e da teenager che scrive le canzoni sul banco di scuola, può davvero essere considerato un artista completo, maturo, capace di unire l'animo commerciale e la capacità di emozionare. Vicino a chi ama le belle melodie ma non troppo distante dalle orecchie “meno impegnate”.

EMANUELE RIGANO

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