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Gli eterni ragazzi
di Elizabeth Strout

ELIZABETH STROUT
I RAGAZZI BURGESS
(Fazi Editore, pag. 445, Euro 18,50)

I ragazzi Burgess non sono più ragazzi, ma adulti e travolti nelle vicissitudini di vite mature segnate da storie diverse, che li riuniscono quanto li aveva allontanati il dramma che aveva segnato la loro giovinezza. Non sembrano neanche più fratelli i fratelli Burgess, tanto le loro storie si sono allontanate l'una dall'altra sia nel tempo, che nello spazio. Da piccoli Jim, Bob e Susan vivevano nel Maine a Shirley Falls, in una casetta gialla in collina. 

Poi lì, nella provincia dimenticata, è rimastra solo Susan, consumata dalla solitudine, mentre Jim è volato a New York nelle braccia del successo e della sua splendida moglie Helen, e con lui è approdato a Brooklyn anche Bob (a sua volta avvocato), che però del successo ha goduto soltanto l'ombra, e la moglie lo ha lasciato ben presto alle sue indecisioni. Sara' però Bob a dover correre dalla sorella Susan al posto di Jim, troppo preso dalle vacanze di lavoro, per risolvere l'impiccio nel quale il nipote Zachary (detto Zach) li ha messi tutti dopo aver gettato una testa di maiale sanguinolenta in una moschea in pieno Ramadan, nella cittadina del Maine rosa dalla strisciante avversione per gli stranieri. 

Ma la storia che da il là al libro non è che una semplice scusa per Elizabeth Strout per offrire al lettore uno spaccato dell'America che ancora una volta somiglia ad un quadro iperrealista, descritto con la sua narrazione prosciugata, al limite dell'aridita'. La scrittrice dei racconti di Olive Kitteridge, premio Pulitzer nel 2009, non rinuncia mai ad un particolare, anche se apparentemente insignificante. E la scena, come in una sorta di puntinismo letterario, solo dopo averla guardata a distanza assume le forme del quadro d'insieme. Leggere un suo romanzo - che tanto bene si inserisce in certa tradizione letteraria americana - è come rincorrere mille rivoli, in mille strade diverse, in cui perdersi nei particolari di una società americana lenta e vagamente ottusa, della quale è difficile capire il senso anche quando gli eventi sconfinano nel dramma. Come nel caso della famiglia Burgess, che affascina anche solo per il suo disperato tentativo di rimanere famiglia, in un mondo nel quale anche i sentimenti sono vacui, e sfumati e inconsistenti. E l'autrice, con particolare sapienza, mette a nudo le emozioni che pure esistono in questo apparente silenzio del cuore.

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