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In quel vicolo
il "pantano" italiano

In quel vicolo stretto da palazzine mai finite e abusive, arredato di immondizia, water, pezzi di legno, con un caldo asfissiante, l'impuntatura di due donne al volante una di fronte all'altra in un senso unico per ciascuna ''c'è tutta l'Italia di oggi bloccata in un pantano, uno stallo da cui non riusciamo ad uscire, un precipizio da cui per pavidità non riusciamo neppure a cadere e che invece sarebbe più costruttivo per rinascere''. Emma Dante è siciliana, palermitana e Via Castellana Bandiera con cui fa il suo esordio nel cinema dopo anni di applaudite 'trasgressioni' teatrali, che hanno fatto di lei con la sua compagnia Sud Cost Occidentale una delle nuove autrici della scena italiana e internazionale, è un luogo che conosce, ci ha abitato, per niente - assicura - artefatto.

E' in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, emozionata ma determinata nel presentare il film che esce il 19 settembre per Cinecittà Luce ed è stato prodotto da Vivo film, Wildside, Ventura film, Slot Machine con Rai Cinema e la tv svizzera Srg Ssr. ''Era una storia perfetta per il cinema, avevo bisogno della polvere e della carnalità delle persone. La vicenda era il western che ho sempre desiderato: la sfida fa parte dell'essere umano.

E le due donne protagoniste - interpretate dalla stessa Dante e dall'82enne Elena Cotta, una magnifica teatrante al primo tappeto rosso cinematografico - nel fronteggiarsi tirano fuori quel dentro mostruoso che tutti abbiamo e che rimuoviamo. Due donne vere, per niente straordinarie pur nella loro follia, come folle è tutta la situazione, ridicola, misera, perché non siamo più in grado di guardare veramente le cose, il vicolo in cui ciascuna vuole passare senza lasciare passare l'altra in realtà e' una via Lattea che potrebbe accogliere tutti, ma ci ostiniamo a farlo diventare una proprietà privata, come accade nel nostro paese''. Per Emma Dante via Castellana Bandiera, ''che è a Palermo, Sud, ma potrebbe essere anche al Nord, è stretta come una vena ostruita''. Tratto dall'omonimo romanzo (Rizzoli), il film se ne differenzia ''perché si concentra su quel grumo, mentre il romanzo sconfinava per Palermo e approfondiva le famiglie coinvolte''.

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