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Josef Albers
astratto e mistico

Rari disegni giovanili, vetri colorati o sabbiati, un importante nucleo di dipinti astratti: l'opera di Josef Albers torna a Milano dopo 80 anni dalla mostra di grafiche ideata nientemeno che da Wassily Kandinsky (1934). Dal 26 settembre, attraverso una settantina di lavori, la Fondazione Stelline riproporrà al pubblico l'intero percorso creativo del grande artista modernista ed esponente del Bauhaus, con un occhio particolare alla sua profonda e radicata dimensione spirituale. 

Intitolata 'Josef Albers: spiritualità e rigore', la mostra è curata e allestita da Nick Murphy (Projects Director della Josef and Anni Albers Foundation), sulla base di un progetto ideato da Nicholas Fox Weber (Executive Director della Josef and Anni Albers Foundation), con lo scopo di offrire una prospettiva unica sull'artista tedesco. Albers, di formazione cattolica (religione mai abbandonata), aveva infatti incorporato il linguaggio figurativo della tradizione cristiana, interpretando la trasformazione del colore e del tratto come eventi spirituali se non addirittura di natura mistica. Il percorso espositivo presenta dunque una serie di opere che coprono la sua produzione dall'inizio della carriera, quando insegnava in Vestfalia, fino agli ultimi giorni della sua vita, dal suo primissimo disegno all'ultimo Omaggio al Quadrato. In tutto oltre 70 opere, pervase dalla purezza e dall'onestà di pensiero, ma soprattutto dal suo credere fermamente che, applicando il talento artistico con dedizione e verità, sarebbe stato possibile trasformare la realtà quotidiana in modo miracoloso. Del resto, Albers riteneva che l'arte avesse origine dalla ''discrepanza fra fatto fisico ed effetto psichico''. 

Mentre l'amplificazione della percezione visiva stimolata nel visitatore dalle sue opere diventava uno strumento ideale per gestire la disarmonia contemporanea provocata dalle distrazioni che circondavano l'essere umano. Una convinzione, questa, alla base sia della sua opera sia del suo rivoluzionario metodo di insegnamento, che sarà testimoniato da un'altra mostra, 'Imparare a vedere: Josef Albers professore, dal Bauhaus a Yale', ospitata dal 2 ottobre all'Accademia di Brera. Nato nel 1988 in Vestfalia, Albers, dopo aver compiuto studi artistici a Berlino e Monaco, entrò nel 1920 nella Bauhaus a Weimar e dopo tre anni fu nominato docente del Corso Preparatorio, obbligatorio per tutti i nuovi allievi. 

Quando nel 1933 l'artista emigrò con la moglie negli Stati Uniti, fu incaricato di istituire una Facoltà di Arte presso il Black Mountain College, nella Carolina del Nord. Il suo influsso sulle nuove generazioni proseguì a Yale dal 1950, anno in cui aveva dato inizio alla serie di opere Omaggio al Quadrato, dipinti a olio su masonite. Nel 1963 la prestigiosa università americana pubblicò il suo volume 'Interazione del colore', che vedeva sintetizzati i principi della sua incessante esplorazione della mutabilità e relatività del colore, al centro delle famose lezioni note come 'The Color Course'.

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