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Mancuso "nega"
il peccato originale

IL PRINCIPIO PASSIONE DI VITO MANCUSO (GARZANTI - PP. 491, EURO 18,80).

 Le sue posizioni teologiche sono spesso state giudicate al limite dell'eresia e il suo ultimo libro, "Il principio passione", è destinato ad aprire negli ambienti ecclesiastici e teologici un dibattito molto acceso. Vito Mancuso, infatti, nega l'esistenza del peccato originale. Alla presentazione milanese del libro, il teologo ha spiegato che la base di partenza è stata un'esperienza personale e cioè il fatto di aver dovuto fare i conti con il mondo dell'handicap. Da qui la domanda: come si concilia l'amore di Dio con l'universale esperienza del male e della sofferenza? Nell'affrontare questo tema, da sempre presente nel suo pensiero, Mancuso chiama sulla scena i Mostri, le Signorie cosmiche e le Potenze sataniche di cui parla la Bibbia, in una specie di corpo a corpo metafisico con le radici stesse del negativo, giungendo appunto a denunciare l'infondatezza del dogma del peccato originale mediante cui la Chiesa, ancora oggi, interpreta il Caos come peccato, finendo per generare inevitabili e infiniti sensi di colpa: Nella Bibbia il peccato originale non esiste. 

È un dogma che è stato introdotto quattro secoli dopo dalla Chiesa. Spazio ha dedicato anche al serpente spiegando come in molte culture sia considerato come il male e nello stesso tempo come il bene: È infido perché il suo morso può uccidere ma è anche bene: è la vita che è una e l'altra cosa. Da queste considerazioni, fatte attraverso l'analisi delle cosmogonie ma anche delle scienze empiriche, la tesi secondo cui: Il Caos non è peccato, ma l'indeterminatezza necessaria per il nascere della libertà, a sua volta condizione per la maturità dell'amore. E su questa tesi, ha costruito la formula del mondo: Logos + Caos = Pathos: Il mondo - spiega Mancuso - questa massa di energia in continua processualità, è retto dalla dialettica che scaturisce da Logos+Caos ovvero forma organizzatrice + energia senza forma, capacità direttiva + spinta senza meta, armonia relazionale + oscura abissalità. Il titolo del libro offre la risposta alle molte domande che il teologo si pone e che sono in fondo le stesse di molti fedeli e, forse, soprattutto di chi ha difficoltà ad accostarsi alla fede: Credere cristianamente alla creazione - spiega - significa pensare che il rapporto tra la Realtà primaria tradizionalmente detta Dio e la realtà secondaria tradizionalmente detta mondo è consegnato in modo esemplare e normativo nella vicenda di Gesù. Cioè che ben lungi da essere una storia di duemila anni fa, l'incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione sono la logica eterna mediante cui avviene da sempre il rapporto tra Realtà primaria e secondaria. Ciò significa, secondo Mancuso, che affinché si possa dare al mondo evoluzione continua, perché il cosmo possa subentrare al Caos occorre immettere lavoro nel sistema-mondo, e questa immissione di lavoro richiede passione, una passione che si chiama amore, ma si può anche chiamare croce. E se il processo cosmico mostra che la forma in cui esso consiste è la relazione, significa che più energia positiva si immette nel mondo, tanto più si realizza se stessi anzitutto come esseri naturali; si diventa cioè più reali, nel senso che si aderisce di più al reale. Per questo l'amore è la forma di esistenza più reale che c'è. Il libro è dedicato al cardinale Carlo Maria Martini e Lucio Dalla. In esergo una frase di entrambi. Malgrado le oscurità della situazione presente () - è lo scritto di Martini - esiste al fondo di tutto un evanghélion (un vangelo) che ci assicura che c'è una ragione luminosa e vivificante di tutte queste cose. Mentre di Dalla ha riportato la frase: Ancora adesso ho questo Caos davanti () non perdetelo questo cais perché credo sia un segno divino.

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