Lunedì 25 Novembre 2024

Ghost, dal cinema
al palcoscenico

Se sfidare un cult è sempre un azzardo, ancor più difficile è trasformare un bel film in un bel musical. Ma questo è il successo di 'Ghost', versione italiana dello spettacolo che dopo Londra e Broadway (e dopo il debutto a Milano e Torino) è ora in scena al Brancaccio di Roma fino al 9 febbraio con la storia senza tempo sulla forza dell'amore che nel 1990 fu al cinema con Demi Moore, Patrick Swayze e una travolgente Whoopi Goldberg. 

Una versione molto fedele alla pellicola originale di Jerry Zucker, adattata per il palcoscenico dallo stesso sceneggiatore, Bruce Joel Rubin (che proprio per 'Ghost' vinse un Oscar), in cui gli appassionati ritroveranno la scena del vaso d'argilla, le note di 'Unchained Melody' a far da fil rouge e molte battute del film, come lo storico ''idem'' con cui Sam non riusciva a dire ''ti amo'' a Molly prima di venire ucciso e diventare un fantasma. Ma poi il musical, realizzato da Mas Music, Arts & Show (gli stessi produttori dell'applauditissimo 'Priscilla, la regina del deserto') in collaborazione con Poltronissima, diventa anche altro, grazie alle musiche originali firmate da Dave Stewart degli Eurythmics e dal premio Grammy Glen Ballard, alla regia di Stefano Genovese e alla forza dei protagonisti: Ilaria De Angelis e Salvatore Palombi, nei panni di Molly e Sam, Christian Ruiz in quelli di Carl, bancario con il vizio della coca implicato nel riciclaggio di denaro sporco, e Loretta Grace, che più di una volta ruba la scena a tutti, passando dal gospel al rock, in un'esilarante trasposizione della veggente un po' cialtrona Oda Mae Brown, che alla Goldberg valse l'Oscar come attrice non protagonista. La prima a restare colpita dal suo talento fu la stessa attrice, che vendendola alla prima di 'Sister Act' nel 2011 la definì ''la miglior protagonista al mondo che abbia mai interpretato il mio ruolo nel musical tratto dal film''. 

A settembre Dave Stewart aveva rincarato la dose, ascoltandola alla prove di 'Ghost'. ''Sentirla cantare - commentava stupefatto - è come sentire James Brown, Aretha Franklin e Tina Turner tutti insieme''. Impossibile resisterle, anche quando, mal barcamenandosi sui tacchi del suo tailleur fuxia, proprio non vuole rinunciare a quell'assegno da 10 milioni di dollari per cui Sam è stato assassinato e lasciarlo alle Sorelle della confraternita di San Giuseppe, ''che non sapranno neanche come goderseli tutti quei soldi''. Ma mentre la storia diventa anche il racconto della difficoltà di crescere e affrontare i propri sentimenti verso l'altro, nel musical irrompe una nuova protagonista: New York, che nel film è poco più di uno sfondo e qui invece lascia a bocca aperta grazie a una scenografia tutta proiezioni 3D ed effetti speciali. Giardini, palazzi, treni della metropolitana, interni, grattacieli e la vita frenetica della City, la Grande Mela è davvero lì, in scena. Ecco allora che Sam attraverso le porte sembra passarci davvero, che ci si innamora passeggiando sotto le stelle, mentre il dolore della separazione si consuma sotto una pioggia battente per poi ritrovare la luce e spiccare il volo sul ponte di Brooklyn. Neanche fosse un film.

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