Il patto Stato-mafia non è mai davvero finito, è l'atto fondativo della Seconda Repubblica, di cui Matteo Renzi è l'ultimo capitolo: è la tesi di Sabina Guzzanti che porta alla Mostra del cinema di Venezia (27 agosto-6 settembre) fuori concorso #LaTrattativa, un film fermo da due anni che si annuncia come il caso del Festival mentre è ancora in corso il processo istruito dalla procura di Palermo.
"E' stata appunto una trattativa fondamentale, un atto fondativo della Seconda Repubblica davvero importante per capire quello che è successo in quegli anni e in quelli successivi - dice la regista-attrice -, per capire 'passo passo' il progetto di Licio Gelli, i patti con Berlusconi e il fatto che in questo Paese non ci sia stata nessuna opposizione. Anche Matteo Renzi - conclude - non è altro che il frutto di questo accordo". Per la regista-attrice, che porta al Lido questo film, composto da teatrini di quelle vicende mescolati ad immagini di repertorio, poi, "non siamo mai davvero usciti da quel patto stipulato allora". "Il presidente Giorgio Napolitano? Che ne so io come reagirà? Credo comunque che non abbia simpatia che si affrontino certi argomenti. Questo film - aggiunge Sabina Guzzanti - spiega anche perché in Italia abbiamo sempre questa classe dirigente e perché gli imprenditori sono sempre gli stessi".
"Non è comunque un film nato per fare scandalo - ci tiene a sottolineare - ma per raccontare casomai certe verità, per capire un Paese su cui si deve fare prima o poi chiarezza e dove l'11% del Pil è composto dall'economia criminale". Il film ricostruisce i fatti che sono gli elementi del processo sulla trattativa Stato-mafia del '92-'93, in un momento difficile con tanto di crisi economica, crisi dei partiti, "e in un momento in cui sono iniziate tantissime stragi non si capisce ad opera di chi. Se ad opera dei servizi segreti, di parti deviate delle Stato e su cui stanno indagando tre procure da tantissimi anni". E tutto questo con la volontà che "tutti possano partecipare e capire cosa sia davvero questa trattativa. Anche perché, come è noto, non se ne parla tanto di questo argomento non amatissimo da molti media. O, al contrario, se ne raccontano solo pezzetti, senza dare l'idea dell'insieme". Gli intenti del film sono comunque tutti espressi all'inizio del trailer: "Siamo un gruppo di lavoratori dello spettacolo - dice la stessa Guzzanti circondata da cast e tecnici - che abbiamo deciso di mettere in scena i fatti sinora noti sulla trattativa Stato-mafia". Tanti i personaggi protagonisti di questo docu-film che sarà da ottobre nelle sale distribuito da Bim: Gaspare Spatuzza, Silvio Berlusconi (interpretato dalla stessa Guzzanti), Enzo Scarantino, Massimo Ciancimino, Vito Ciancimino, Giancarlo Caselli, Enzo Cartotto, il colonnello Riccio, Luigi Ilardo e Marcello dell'Utri.
"E' inutile lamentarsi dei numerosi episodi all'estero che speculano sulla mafia per vendere prodotti, come i casi Don Panino e Vino Mafiozo, se poi in Italia ci troviamo di fronti a casi altrettanto deplorevoli come il manifesto del nuovo film di Sabina Guzzanti che appare decisamente irrispettoso dei simbolo della Repubblica, con l'inserimento al centro dello stemma dello Stato di un uomo con coppola e lupara". E' quanto dichiarano i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli, Ernesto Magorno e Nicodemo Oliverio. "Nel giorno in cui a Londra viene ritirata - spiegano i parlamentari - la pubblicità del profumo creato con i limoni siciliani e promosso come prodotto 'nella terra della mafia', esce il manifesto del nuovo film di Sabina Guzzanti, 'La trattativa'. Nella copertina si vede un uomo con coppola e lupara che campeggia al centro del simbolo della Repubblica. Un modo per accomunare tutto il Paese alla Cupola mafiosa che offende e appare decisamente fuori luogo. Nessuno mette in discussione la libertà di trattare tutti gli argomenti, anche i più delicati e scabrosi, ma da una donna di spettacolo di successo come Sabina Guzzanti ci saremmo attesi una maggiore prudenza nel combinare simboli che non hanno nulla a che vedere tra di loro". "A perdere la vita in agguati di mafia - aggiungono ancora i deputati Pd - ricordiamo centinaia di onesti servitori dello Stato e, nel caso specifico del processo sulla Trattativa, la questione è stata sollevata proprio dagli organi dello Stato. Fare di tutta l'erba un fascio è sempre un comportamento sbagliato, ma quando si tirano in ballo le istituzioni può diventare anche pericoloso".
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