"Il tema della ribellione e della diversità: questo penso possa essere la modernità in Giacomo Leopardi, la chiave di una comprensione ad oggi a tutti. Non c'è bisogno di conoscere le opere di Leopardi per seguire la storia del viaggio di quest'uomo che è una storia di emancipazione, di una fuga e della rottura di tutte le gabbie dentro cui ci costringe la vita stessa". Così Mario Martone spiega con grande passione Il Giovane Favoloso, il film su Leopardi interpretato da Elio Germano, oggi in concorso a Venezia 71 e nelle sale dal 16 ottobre. Il Giovane Favoloso arriva al termine, racconta il regista napoletano, "di un percorso anche casuale cominciato dieci anni fa, partito dal mio film Noi Credevamo e proseguito a teatro con Le Operette Morali e poi nella lirica con Rossini. Sentivo la voce di Leopardi, cominciavo a pensare a questo film, da una parte attirato da questa sfida, dall'altra consapevole dei rischi. Oggi che sono qui a Venezia - aggiunge - mi sembra di aver fatto il cinema leopardiano sin dai tempi, era l'82, di Tango Glaciale". "Senza Elio Germano questo film non si sarebbe potuto fare", dice il regista del suo protagonista che si è caricato sulle spalle, in tutti i sensi visto che cammina storto, incrinato e con la gobba per gran parte del film, buona parte del peso del Giovane Favoloso. "E' un lusso, un sogno per ogni attore - dice Germano - avendo avuto anche la possibilità di preparare a lungo, tre-quattro mesi e non succede mai nel nostro cinema, questo personaggio al punto che avrei voluto proseguire la preparazione per lungo tempo ancora, talmente era diventato con Giacomo - Germano lo chiama proprio così, per nome - un grande e fecondo dialogo". Ad accompagnare oggi il film a Venezia buona parte del cast con Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Edoardo Natoli e Federica De Cola.
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