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"La fortezza"
dei nostri tempi

JENNIFER EGAN
"LA FORTEZZA"
(MINIMUM FAX, PP. 302 - 18,00 EURO - traduzione di Martina Testa)

Sono gotici i nostri anni? Forse: la crisi con i suoi risvolti neri, l'esser preda di paure e incapaci di affrontare il mondo, il sentirsi perseguitati e soli, pur essendo perennemente connessi, quindi sospesi tra realtà e virtuale sino a rischiare di confonderli, potrebbero far pensare ad atmosfere gotiche contemporanee ed è quello che che accade a Jennifer Egan (vincitrice di un Pulitzer con 'Il tempo è un bastardo') con questo romanzo, cui lei stessa dà, non a caso, quella definizione. Naturalmente un romanzo gotico non può prescindere da un castello, qui la fortezza del titolo, che incontriamo sin dalla prima pagina e dalla prima riga: "Il castello cadeva a pezzi, ma alle due di notte, sotto una luna inutile, Danny questo non poteva vederlo. Ciò che vedeva appariva massiccio: due torri circolari con un arco in mezzo e, sotto quell'arco, un cancello di ferro che sembrava non essersi mai mosso negli ultimi trecento anni, o forse mai". Danny è un giovane di New York senza arte né parte, che vive cercando di mettersi in relazione con la gente, ma in realtà stando soprattutto attaccato a Internet, tanto da avvertire fisicamente la presenza di un segnale Wi-fi, finché un invito di suo cugino Howard, cui lo legano avvenimenti traumatici del loro passato, non lo fa precipitare, è la parola giusta, in un castello medioevale dell'Europa centrale che questi ha acquistato e vuole trasformare in un centro benessere, un resort di lusso dedicato alla meditazione e al silenzio. Come è facile capire sin dalle prime pagine, se si allungano le ombre gotiche della vicenda, contemporaneamente questa appare paradossale e raccontata con un occhio ironico e vivacizzata da una struttura narrativa che fa frequente ricorso al dialogo diretto, più coinvolgente per il lettore e comunque usa una lingua paratattica, ritmata in frasi brevi. Sogni e incubi pian piano diventa difficile distinguerli dalla vita vera e, comunque, diventano esperienza. Allucinazioni e fantasie hanno una nota di forte realismo. Una vecchia baronessa, che non si sa quanto ci stia con la testa, viene persino sospettata da Howard di avere cercato di ammazzare Danny. Del resto il castello sembra popolato di fantasmi e Danny finisce in galera e a raccontarci il tutto in prima persona è Ray, suo compagno di cella. Insomma, nulla è come appare, e cose e persone, coinvolte in un gioco che sfugge di mano, possono rivelare il proprio lato oscuro, nero, anche se, scivolate inesorabilmente in mezzo a ogni sorta di guai, finiscono sempre per trovare una via di salvezza, perché questo anomalo romanzo gotico vede la luce in fondo al tunnel. E tutti i fili delle realtà più diverse, dai torrioni cupi alla prigione, dalle nobildonne alle streghe, da parenti e amici a figuri malavitosi finiscono per legarsi e illuminarsi l'un l'altro, così che, di colpo di scena in colpo di scena, si arriva a poter tirare un sospiro di sollievo. Un romanzo romanzo, una bella capacità affabulatrice con un suo personale tono di scrittura, una favola vera quanto può essere gotica la nostra epoca.

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