Martedì 24 Dicembre 2024

Alda Merini
"il poeta è inconoscibile"

"Il poeta è inconoscibile" affermava Alda Merini, in risposta al desiderio di conoscerla espresso da Antonietta De Lillo, che ha realizzato su di lei un documentario, 'La pazza della porta accanto' che arriverà nelle sale il 17 e 18 novembre per iniziativa di Mariposa cinematografica. La verità è che un poeta è tutto nei suoi versi e, per quanto si indaghi e si documenti, non si riuscirà a scoprire altro. Alda Merini (1931-2009) era però anche un personaggio, grazie al suo mondo immaginario, alla sua reale e giocata follia, per cui non si tirava indietro, appariva in tv e palcoscenico con musicisti e attori, e così oggi, a cinque anni dalla morte, non si fa che parlarne, che raccontarla, che indagarla con testimonianze scritte, film, teatro. Solo in questo autunno ecco l'uscita del film della De Lillo, del libro di Aldo Colonnello, 'Alda Merini, la poetessa dei Navigli' (Ed. Meravigli), in cui si legge il quotidiano intrecciarsi della vita di questo intellettuale che si occupa di arte con l'irriproducibile parabola esistenziale della grande poetessa, per la quale e con la quale ha organizzato tanti eventi culturali. Il volume, che ha belle foto di Giuliano Grittini, sarà presentato a Milano, alla Feltrinelli Manzoni il 14 novembre, da Roberto Brivio e Giovanni Nuti, il quale, assieme a Monica Guerritore, sta portando in giro '...mentre rubavo la vita', spettacolo musicale i cui testi sono i versi della poetessa, partito dalla Versiliana quest'estate, passato di recente per Roma e Milano e che concluderà la sua tournee a Lugano il 30 novembre. Nuti fu amico della Merini e con lei ha collaborato in modo stretto per 16 anni, tanto che lei parlava di "matrimonio artistico" per la grande sintonia, teatralità e eleganza, ispirazione e interpretazione con cui, dal 1994, questo cantautore toscano ha dedicato quasi tutto il suo percorso artistico a vestire in modo naturale e sempre ideale le sue liriche, realizzando vari spettacoli che li videro protagonisti insieme in teatro e quattro cd, compreso 'Milva canta Merini' del 2004. Il libro di Colonnello, invece, con il suo quotidiano racconto minuzioso pieno di particolari rivelatori, ha già avuto un'anteprima a ottobre alla Biblioteca Ambrosiana, dove vennero esposti per l'occasione testi inediti che Alda Merini dettò a Monsignor Ravasi, che allora ne era il direttore, e che sono custoditi oggi negli archivi dell'istituzione milanese. Alda Merini "dapprincipio vive all'interno di una realtà tragica (è stata anche in manicomio) in modo allucinato e sembra vinta; poi la stessa realtà irrompe nell'universo memoriale e da lì è proiettata nell'immaginario e diviene una visione poetica dove ormai è lei a vincere, a dominare, non più la realtà", come ha scritto Maria Corti. E lei, che scriveva 'Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta', alla De lillo, racconta: "Sono una persona normale, di tutti i giorni, neanche matta poi tanto. Sono la pazza della porta accanto. Solo isolata, sin da piccola, e ombrosa, e così mi faccio male da sola, perché quando sono sola ho bisogno degli altri, ma se è un momento in cui devo assolutamente stare da sola, sono momenti da cui di solito escono delle cose belle". Nel film è seduta in casa, davanti a una tavola piena di bicchieri di carta, a una scrivania, con la sua giacca e varie sciarpe foulard, spesso una sigaretta tra le dita, e parla come tra sé, dicendo anche cose quali: "Mi sarebbe piaciuto fare il curatore di anime, la psicoterapeuta... o forse avrei potuto fare l'imbalsamatore, qualcuno che sta vicino alla morte...". Per conoscerla davvero, dunque, ci sono solo i suoi versi, "quella sua poesia libera e fatta di contraddizioni molto umane, il suo parlare del corpo, il contrapporgli l'anima, il suo vagheggiare amori impossibili e sensuali, concreta e visionaria, tra dannazione e una felicità antica, davanti alla fatica di vivere", come dice la Guerritore, che la canta e dice che è un po' come ascoltare il Battiato de 'La cura' o una certa Mannoia, "perché la vera poesia parla a tutti".

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