La matrona è nuovamente li', assisa, a ricordare. Una fanciulla poco distante si pettina, con due amorini che le reggono lo specchio. Lo sguardo è nuovamente fiero, lucido, quasi dritto in volto a sfidare chi la osserva. Proprio accanto ecco la satiressa che allatta il cerbiatto, a raccontare dell'amore cosmico che tutti gli esseri dell'universo unisce. Fino al clou dell'estasi, del sovrannaturale e della conoscenza del fallos, che terrà lontano gli spiriti malefici e quell'angelo nero già pronto a colpire con la sua frusta. Sono tornati a vibrare i rossi, i gialli, i verdi accesi degli affreschi della Villa dei Misteri, probabilmente il più stupefacente capolavoro della pittura antica, custodito da più di duemila anni nella domus alle porte di Pompei e ancora oggi inno dichiarato al culto di Dioniso, il Dio Bacco dei Romani. La Villa torna da oggi a mostrarsi al pubblico dopo un lungo lavoro di restauro iniziato nel maggio 2013 e dopo gli ultimi tre mesi di chiusura forzata per i lavori sui pavimenti musivi, a testimoniare al mondo, dice il ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini, che qui a Pompei le cose sono cambiate. "Abbiamo alle spalle un anno di lavoro straordinario - spiega al taglio del nastro della Domus - Tre cantieri sono chiusi, altri tredici aperti, nove gare sono già avviate e quest'anno a vario titolo abbiamo assunto 85 persone. Senza contare i 200 mila visitatori in più nel 2014. Sappiamo che il mondo guarda con puntigliosa attenzione quel che avviene a Pompei. Oggi l'Italia è orgogliosa di dire al mondo: 'A Pompei abbiamo voltato pagina'". E forse, a un mese dalla lettera dei commissari Unesco che sanciva lo scampato pericolo della cancellazione del sito dalla lista dei siti patrimonio dell'umanità, non si poteva festeggiare meglio che con questo trionfo di celebrazione del Dio della vita e della fertilità. Riportata alla luce tra il 1909 e il 1910, grazie a uno scavo del proprietario del terreno, e poi in maniera più compiuta tra il 1929 e il 1930 da Amedeo Maiuri, la Villa dei misteri venne costruita a metà del II secolo a.C. come villa suburbana d'otium, con il suo spettacolare affaccio sul mare del Golfo di Napoli, ma anche come villa rustica con podere, da qualche signore della nobiltà sannita. Composta da oltre 70 ambienti (3 mila i metri quadrati della parte fuori terra, ma la tenuta non è del tutto scavata) e ristrutturata a più riprese anche dopo il terremoto del 62 d.C, con l'arrivo dei Romani passo' forse alla famiglia degli Istacidi, fra le più importanti dell'età augustea. L'eruzione del 79 d.C. l'ha immortalata alla storia con tutte le stanze preposte al lavoro, dal Torcularium dove si preparava il vino alla cucina che testimonia la gran quantità di operai che qui lavoravano, fino al chiostro e alla parte più signorile, i cui decori seguono l'evoluzione dei gusti e della moda, dallo stile egizieggiante e alle megalografie nel prezioso rosso cinabro della Sala dei misteri. Capolavori riportati alla luce da quasi due anni di restauro eseguiti dalla ditta Atramentum (responsabile tecnico Giancarlo Napoli) con la direzione di Stefano Vanacore, responsabile del Laboratorio di restauro della Soprintendenza di Pompei e la supervisione di Grete Stefani, archeologa direttrice degli scavi Pompei, per un costo di 900 mila euro. "Un lavoro complesso di ricerca e diagnosi -spiega il soprintendente Massimo Osanna - che ha coinvolto decine e decine di professionisti, in un'equipe internazionale che ha utilizzato anche metodi all'avanguardia come l'uso del laser, per la prima volta, su una superficie così ampia, per rimuovere strati di cera accumulati negli anni". Quale sia esattamente il significato del racconto delle megalografie e' ancora uno dei tanti misteri dibattuti della Villa. Al centro, sicuramente l'esaltazione della figura femminile, forse in tanti flashback della Matrona sulle fasi di iniziazione al culto di Dioniso. Una dimensione del sacro, in cui la realtà si confonde con il mito a noi forse difficile da comprendere, ma che continua a incantare, tra la coppia divina di Dioniso e Afrodite, la preparazione della fanciulla alle nozze e il rito della scoperta del fallo. Da domani comunque si può di nuovo visitare. E a Pasqua, che quest'anno coincide con la prima domenica del mese, si entra gratis. Scavi aperti anche a Pasquetta.