Applausi e dissensi: così il pubblico della Scala ha accolto ieri sera la 'Carmen' di Georges Bizet nello spettacolo firmato da Emma Dante, lo stesso che aveva inaugurato la stagione scaligera 2009-2010. Questa volta sul podio non c'era Daniel Barenboim, che allora riscosse un successo personale, ma Massimo Zanetti, che invece alla chiusura del sipario è stato accolto al proscenio con salve di fischi e 'buu' che hanno quasi coperto gli applausi. E non soltanto da parte dei loggionisti. Così come gli applausi del pubblico non sono riusciti a coprire i dissensi rivolti al tenore protagonista, José Cura, e a Vito Priante (Escamillo). Applaudite invece Elena Mosuc (Micaela) ed Elina Garanca, una Carmen dalla carnagione candida, bionda e forse poco provocante nella gestualità, ma dall'esecuzione impeccabile. Applausi senza se e senza ma per il coro scaligero, sempre all'altezza della sua fama, guidato dal maestro Bruno Casoni, così come per le voci bianche dell'Accademia della Scala e per gli attori della 'Compagnia Sud Costa Occidentale', diretta da Emma Dante. Ma la regista non è uscita al proscenio. Comunque lo spettacolo non ha suscitato aperti dissensi, come in parte accadde alla prima scaligera di sei anni fa. E' sostanzialmente lo stesso, senza particolari cambiamenti. Quella di Emma Dante è una Carmen fuori dagli schemi della tradizione, ambientata in una piazza del sud, senza particolari riferimenti al folklore spagnolo, senza nacchere sul palcoscenico, senza divise sgargianti di spalline e alamari. Ma più studiata e calata nella società che vuole evocare, influenzata dalla Chiesa cattolica (soprattutto nei simbolismi legati alla figura di Micaela), in contrasto col personaggio della protagonista, assolutamente laico nella sua autonomia e indipendenza, tanto da pagare con la propria vita.
Caricamento commenti
Commenta la notizia