
SIMONETTA RAMOGIDA
"ROMA CITTÀ APERTA - VITO ANNICCHIARICO IL PICCOLO MARCELLO RACCONTA IL SET CON ANNA MAGNANI ALDO FABRIZI ROBERTO ROSSELLINI" (GANGEMI EDITORE, PP. 174 - 20 EURO)
"Anna Magnani dopo 'Roma città aperta' mi chiese se volevo rimanere per sempre con lei, si prendeva cura di me, mi preparava da mangiare e mi comprava i vestiti" ma "mia madre naturalmente disse "assolutamente no": lo rivela Vito Annicchiarico - oggi 81 anni - rivivendo quell'esperienza più unica che rara di 70 anni fa quando, ad appena dieci anni con il nome di Marcello è entrato, con la "mamma" Pina (Anna Magnani) falciata dal mitra tedesco, e con Don Pietro (Aldo Fabrizi) nella storia del Cinema. Quei fotogrammi grondanti dolore sono diventati con il tempo una icona, a simboleggiare la guerra, lo strazio, la morte che in quegli anni hanno attraversato la vita di tutte le famiglie. Ecco perché il "capolavoro del neorealismo" è insieme testimonianza di vita e di sofferenza come racconta Vito-Marcello in un libro in uscita in questi giorni e che, alla presenza del piccolo protagonista di allora, verrà presentato a Roma il 31 marzo alle 18 presso la sala convegni della Gangemi in via Giulia, 142. A 70 anni dall'uscita del film, Vito-Marcello ne svela i retroscena, i segreti, le curiosità e non nasconde anche alcune piccolezze e meschinità impensabili se collegate, ad esempio, ad un attore come Aldo Fabrizi che - racconta Annicchiarico - mal sopportava la concorrenza del bambino che gli rubava la scena. Così mentre la Magnani coccolava il piccolo e lo proteggeva come un figlio, e mentre Roberto Rossellini ("per me un padre, un pezzo di pane") se lo portava dietro ovunque, il "burbero" Fabrizi coglieva qualsiasi scusa per rincorrerlo e minacciarlo a brutto muso: "Se te prendo te sghilombo...". Poi, inaspettatamente, fecero pace davanti ad un cartoccio di supplì. Un ragazzino sveglio, il piccolo "Marcello", che negli anni bui della guerra come tanti coetanei cercava di raggranellare qualche lira come sciuscià, facendo lo strillone e raccattando tabacco dalle cicche per terra. Poi il colpo di fortuna, il film e il contratto ("pensava a tutto la mamma"). Ma non furono tutte rose e fiori neanche per il grande Rossellini che ebbe grosse difficoltà economiche e - come rivela Annicchiarico - arrivò al punto di doversi vendere la catenina d'oro che portava al collo. Durante le riprese del film (condizionate dalla quantità di pellicola a disposizione) la Magnani visse uno dei momenti più brutti della sua vita, la malattia del figlio Luca colpito dalla poliomielite. Anche per questo "Nannarella" ha sempre ricordato il film "Roma città aperta" con un'ombra di dolore: "Sì, è un film sempre molto bello. Solo che non posso più vederlo: non piango, però torno a casa e sto male, tanto che quando lo riprendono, dico non mi invitate, non mi chiedete di intervenire, non mi va più".
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