Ci sono voci che sintetizzano un'epoca, la evocano inevitabilmente. Voci come quella di Guido Notari, speaker delle imprese del fascismo, ma anche di quelle della Liberazione che hanno dentro di sé un'autorità a cui naturalmente ci si affida. 'Guido Notari. L'ultima voce', documentario di Enrico Menduni al Taormina Film Fest-Sezione Punto Luce, che sarà distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, racconta appunto la storia di un personaggio unico che, per oltre vent'anni, ha avuto milioni di spettatori, ovvero il monopolio vocale su ciò che di importante doveva sapere la gente. Notari è stato la Voce dal 1931, anno del suo debutto nel Giornale Radio dell'EIAR, fino al 1957, anno della sua morte. Ha letto ore e ore di trasmissioni radio, decine di documentari e cinegiornali Luce, centinaia di Settimane Incom ed è stato anche attore e doppiatore di tanti film. E questo grazie alla sua voce assertiva, 'maschia' secondo i canoni del fascismo, ma anche neutra e zelighianamente adattabile a vittorie e sconfitte, insomma perfetta in tutte le circostanze. Capace di parlare di stragi, guerra, cronaca, politica e sport fin dentro la leggerezza futile delle canzonette. Notari fu così la voce del fascismo, quella delle adunate oceaniche, dell'autarchia, della propaganda, dei trionfi, delle sconfitte non dette. La voce che ci aspettiamo sentire ogni volta che vediamo il logo dell'Istituto Luce. E per lui ci fu anche il cinema. Nel 1942 nel film 'Bengasi' interpretò un gerarca impegnato in un discorso da un balcone. Nel '77 invece Ettore Scola ne fece un personaggio ombra di 'Una giornata particolare'. Era lui il sonoro della radio che accompagna la storia triste e romantica tra Mastroianni e la Loren. Notari non mancò di essere anche la voce della Nuova Italia. Raccontò con grande disinvoltura la fine di quella dittatura che aveva cantato come l'avvento della Repubblica, la rinascita del Paese, la sua ricostruzione. Come la voce del regime abbia potuto essere la voce dell'Italia liberata, senza che nessuno avesse da ridire, è uno dei misteri che indaga questo film. E questo con la guida di Giorgio Zanchini, giornalista RadioRai, e altre testimonianze. "Un personaggio scomparso dalle cronache, su cui nessuno degli interrogati sapeva dare notizie precise: poche note a piè di pagina in qualche libro e nulla più. La sua discendenza diretta si è estinta: l'unico figlio Brunello muore giovane in un incidente stradale in piena notte, ai Castelli Romani, come il Toby Dammit di Fellini" dice il regista. "Il documentario si è tramutato così in una ricerca indiziaria - sottolinea ancora Menduni - svolta all'Università dove l'avvento del sonoro è un tema di studio. Finalmente rintracciato, il nipote Giancarlo Notari ci ha dato indicazioni decisive e ci ha consegnato una valigia piena di oggetti, fotografie private e foto di scena, articoli di giornale, lettere. Per questo abbiamo scelto di iniziare con l'incontro milanese con i discendenti di Guido e l'apertura della valigia".
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