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Florence Nightingale
l'angelo tiranno

MASOLINO D'AMICO
"L'INFERMIERA INGLESE" 
(SKIRA, 96 pp., 13 euro) 

Un nome soave - Florence, dalla città italiana in cui nacque nel 1820, Nightingale, che indica l'usignolo - e un carattere di ferro, dispotico, "un rullo compressore". Dopo 'Il giardiniere inglese' (Skira 2013), dedicato a Lancelot "Capability" Brown (disegnatore fra gli altri dei parchi di Windsor e di Hampton Court) e 'Il viaggiatore inglese' (Skira 2014), sull'inventore del turismo moderno Thomas Cook, Masolino D'Amico torna a raccontare i grandi personaggi della cultura anglosassone con 'L'infermiera inglese', biografia della pioniera dell'assistenza infermieristica moderna. Anche nel nuovo romanzo breve, a fare da esile cornice alle imprese della protagonista sono i viaggi di DeWitt Henry III, giovanottone americano in cerca di idee per la sceneggiatura di una serie tv in costume, stile Downton Abbey o giù di lì. La narratrice, in questo caso, è la tostissima fidanzata Saffron, costretta in un letto d'ospedale in Svizzera per essersi rotta la caviglia giocando a tennis in vacanza. C'è da credere però che nemmeno stavolta DeWitt tornerà a casa con uno spunto abbastanza convincente. Perché, se il personaggio di Florence Nightingale è già stato portato sullo schermo una mezza dozzina di volte, a dispetto di quanto si creda la parte più interessante - benché molto meno adatta a una sceneggiatura - della sua vita è la seconda. Quella cioè che la Nightingale, di ritorno dalla Crimea (dove aveva tentato di migliorare le disastrose condizioni in cui venivano curati i feriti di guerra), esausta e malata di brucellosi, trascorse in semi-isolamento dedicandosi alla stesura di rapporti di migliaia di pagine sullo stato degli ospedali da campo, raccogliendo statistiche sulla mortalità dei soldati, elaborando migliorie e suggerendo quali procedure adottare. Non senza qualche difficoltà, naturalmente, perché nonostante i preziosi estimatori del suo lavoro - su tutti la regina Victoria - per tutta la vita l'infermiera inglese dovette scontrarsi con le gerarchie dell'esercito, che da sempre avevano mal sopportato che una donna, e perdipiù una donna giovane, istruita, di ottima famiglia, mettesse bocca in faccende che li riguardavano. Eppure, venerata come un angelo in patria per la sua generosa assistenza ai malati, la Nightingale diventò anche una delle massime autorità in tema di edilizia sanitaria civile. Da quello di Edinburgo a quello di Leeds, da quello di Swansea al londinese Charing Chross, furono decine gli ospedali sulla cui costruzione fu interpellata (persino il re del Portogallo richiese la sua consulenza in merito a una struttura per bambini a Lisbona). In un'epoca in cui quella dell'infermiera era una professione malpagata da popolana, la benestante Florence riuscì a convertire alla missione dell'assistenza ai malati schiere di ragazze di buona famiglia, formate nelle scuole che da lei presero il nome. Con ritmo spigliato e ironico, l'illustre anglista D'Amico ci conduce alla scoperta di questa personalità straordinaria, non ancora femminista (prima che le donne avessero il diritto di voto, sosteneva, dovevano essere in grado di diventare creature responsabili), ma capace di farsi valere in un mondo tutto maschile, rivoluzionando con il suo acume e la sua forza di volontà uno dei settori chiave per il welfare moderno.

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