L'alto voltaggio rock degli AC/DC si è abbattuto sull'Autodromo internazionale 'Enzo e Dino Ferrari' di Imola, un tempio della terra dei motori, come una tempesta elettrica in un rovente crepuscolo estivo. I 92.000 fan, moltissimi giunti dall'estero, che a dicembre scorso si sono accaparrati in cinque giorni il prezioso biglietto per l'unico scalo tricolore del 'Rock or Bust World Tour', hanno atteso la data di oggi con spasmodica trepidazione. Erano tutti lì nel paddock Rivazza, alcuni da più di 24 ore, assiepati a formare un'immensa prateria umana grondante impeto e sudore, aspettando che la Gibson SG indemoniata di Angus Young attaccasse uno dei suoi leggendari riff, non importava quale. A regalare un'effimera sensazione di frescura all'ondata di fan, c'era già dal primo pomeriggio un sistema di nebulizzazione tenuto in funzione anche durante lo show. Introdotti da un cartone animato dell'allunaggio del 1969, in cui l'astronauta statunitense Neil Armstrong viene carbonizzato da un meteorite infuocato con la scritta 'AC/DC', lanciato in orbita verso la Terra, gli 'aborigeni dell'hard-rock' hanno fatto il loro ingresso trionfale su un palco largo 45 metri e profondo 26, corredato da sette maxischermi (tre on stage e quattro collocati all'interno dei 100mila metri quadri dell'area concerto). L'onore di aprire le danze è andato alla hit che dà il nome all'ultimo album della band, 'Rock Or Bust', uscito a dicembre scorso: è bastato un primo accenno chitarristico di Young, scatenato come un ventenne ai primordi della carriera (con il suo affezionatissimo costume da scolaretto) ad accendere il tripudio della folla, che abbracciava senza soluzione di continuità tre generazioni di appassionati. In rapida successione, Brian Johnson alla voce, i fratelli Young alle chitarre elettriche, Cliff Williams al basso e Chris Slade alla batteria hanno dato prova della loro inestirpabile energia sfoggiando a 107 decibel i grandi successi che il pubblico si aspettava (una ventina in tutto), da 'Shoot to Thrill' a 'Back in Black', da 'Thunderstruck' a 'Hells Bells' e 'You Shook Me All Night Long'. Tra luci stroboscopiche e fiamme infernali proiettate alle spalle, cornice ideale dello show, la band ha sommato per l'ennesima volta - la decima in Italia - la sua indistinguibile stravaganza rockettara a un'autoreferenzialità che non ha per nulla scontentato gli astanti, affascinati proprio dall'estrema coerenza dei longevi idoli. In circa due ore di concerto, gli AC/DC hanno ridato lustro alle colonne portanti del tempio della loro musica. Tra i bis, non poteva mancare 'Highway to Hell', manifesto che incarna la quintessenza maledetta e ribelle del rock.