15/06/2015
di Franco Cicero
TAORMINA
I fratelli Carlo ed Enrico Vanzina grandi protagonisti delle prime giornate del 61. Taormina FilmFest. Ieri hanno presentato in anteprima il loro (Sempre Carlo regista ed Enrico sceneggiatore) nuovo film “Torno indietro e cambio vita”.
Stamattina terranno un’originale “TaoClass” illustrando – a modo loro – l’ispirazione che hanno ricevuto dai film di uno dei massimi maestri della commedia cinematografica di tutti i tempi: Billy Wilder. Inoltre, ancora nel nome dei Vanzina sarà stasera l’introduzione al prestigioso premio alla carriera che la kermesse taorminese conferisce (l’anno scorso fu Claudia Cardinale) a personalità del nostro cinema: stavolta toccherà a Giovanna Ralli, splendida ottantenne, interprete di film fondamentali come “I bambini ci guardano” di De Sica (1942) o “C’eravamo tanto amati” di Scola (1974), che fu convinta a tornare al cinema proprio dai Vanzina per “Il pranzo della domenica” (2003). Figli del regista Steno, i fratelli Vanzina ormai da 40 anni (l’esordio è del 1976 con “Luna di miele in tre”) sono i mattatori della trasformazione della classica commedia all’italiana. Inventori, tra l’altro, dei “cinepanettoni”, da qualche anno i Vanzina sono diventati sostenitori dell’allungamento della stagione cinematografica anche all’estate.
Com’è noto, in Italia, praticamente unico paese al mondo, nella stagione calda le sale chiudono, mentre altrove sono in piena attività. Dopo l’anteprima taorminese, quindi, “Torno indietro e cambio vita” tenterà di invertire la tendenza e giovedì 18 giugno verrà lanciato in 400 sale.
Si tratta di una garbata commedia che prende spunto da un desiderio che spesso viene evocato nella vita comune: la possibilità di poter tornare indietro nel tempo per “aggiustare” eventuali situazioni negative. Accade che, per un incidente, due amici più che quarantenni (Raoul Bova e Ricky Memphis) dal 2015 si ritrovino nel 1990, quando avevano 18 anni. I film sui viaggi nel tempo si prestano a infiniti giochi ed equivoci. L’Italia degli anni ’90, quando ancora non c’erano né i cellulari né l’euro, sembra estremamente vicina a tanti spettatori, pure ancor giovani. Ma per i giovanissimi sembra davvero “il secolo scorso”. Tuttavia i fratelli Vanzina più che “giocare” preferiscono concentrarsi sulla forza del destino. Ad esempio, Bova da quarantenne è sposato (con Giulia Michelini) in maniera non felice, ma quando si ritroverà, da diciottenne, di fronte alla futura moglie, potrà ben poco opporsi alla potenza dell’amore. Prevalgono i sentimenti, dunque, e le parti più divertenti restano affidate a Max Tortora (nel ruolo del padre di Bova) e a Paola Minaccioni (la madre di Memphis).
Presenti al FilmFest tutti gli interpreti principali (eccetto Memphis), sommersi dall’affetto dei fan. In particolare, ovviamente, Raoul Bova. L’attore di origini calabresi ormai da tempo ha trovato nel filone della commedia una rinnovata collocazione della sua essenza di “sex symbol”. Un’etichetta che Bova garbatamente respinge (e il cui merito, ha detto, spetta a una sua apparizione proprio in un film dei Vanzina) ma che viene ogni volta riconfermata dall’entusiasmo con cui viene accolto dal pubblico (femminile in primis). Ha raccontato di essersi ben trovato negli spiritosi dialoghi col “papà” Max Tortora, il quale a sua volta non ha mancato di rendere omaggio ad Alberto Sordi, fulcro di sue esilaranti imitazioni.
Bova, con intelligente modestia, ha sottolineato di non sentirsi un “commediante”, ma gli va dato atto di aver saputo efficacemente passare con eguale successo dai ruoli d’azione a quelli brillanti. E ha svelato che è stata sua l’idea di proporre il motorino “Califfone” come emblema del ritorno agli anni giovanili, una moto “da coatto” che lui stesso in effetti aveva avuto. Alla fine dell’incontro, insomma, nessun dubbio da parte di tutti, Vanzina e Bova in testa: se potessero tornare indietro non cambierebbero nulla nelle loro vite.