SANREMO - «Non c’è due senza tre». Re Carlo Conti archivia il Festival di Sanremo dei record e scioglie la riserva: l’anno prossimo sarà ancora conduttore oltre che direttore artistico. «Visto che è andato tutto bene, cercheremo di fare il terzo», annuncia allargando il sorriso, dopo una finale da 11 milioni 223 mila telespettatori, pari al 52.52% di share, che ha retto all’onda d’urto di Juve-Napoli. E dopo un’edizione che nel complesso ha incollato a Rai1 10 milioni 746 mila spettatori pari al 49.58%, lo share più alto degli ultimi 11 anni, è stata la più social di sempre e ha centrato per la prima volta un saldo positivo di 6,5 milioni di euro.
«Sono orgoglioso dei risultati e del modo con cui li abbiamo raggiunti», sottolinea Conti, tirando le somme di un festival che ha sfatato tanti pregiudizi. Intanto con il responso del podio. «E’ stato detto che c’erano troppi cantanti provenienti dai talent, che sarebbero stati agevolati dal televoto. E invece poi hanno vinto gli Stadio, con un bel plebiscito. Abbiamo aperto di più ai "senatori", a nuovi sapori e colori, che l’anno scorso forse non erano stati rappresentati». La formula del mosaico, dunque, anche dei sentimenti e delle emozioni, con buona pace del «polverone preventivo» su Sanremo come spot per le unioni civili: «Non il festival, ma alcuni cantanti hanno deciso di presentarsi con il nastro arcobaleno, esprimendo liberamente il loro pensiero, mentre qualcun altro ha portato il tricolore. Allo stesso modo, tra le tante testimonianze, sul palco abbiamo ospitato un signore di cento anni (Giuseppe Ottaviani, ndr) che fa i record nella corsa. Il festival spesso viene tirato per la giacca, strumentalizzato, ma alla fine per fortuna resta una gara di canzoni e spero che avrà lunga vita come tale».
I risultati danno ragione alla gioiosa macchina da guerra messa a punto da Conti e dal suo gruppo: il festival 2016 ha intercettato 39,5 milioni di italiani (che l’hanno visto almeno per un minuto), è stato il più visto di sempre tra i giovani, con una media boom del 62.3% sulle ragazze di 15-24 anni. E’ stato il più seguito di sempre sui social, con oltre 2 milioni e mezzo di interazioni. E va in archivio come il più virtuoso anche sul piano economico: il saldo è positivo per 6,5 milioni, con ricavi da 22 milioni netti (21 milioni di introiti pubblicitari, 1 milione di ricavi commerciali) a fronte di costi da 15,5 milioni (500 mila euro in meno rispetto a un anno fa).
Risultati non scontati, tanto più perché era difficile bissare il boom del 2015: «L’anno scorso - dice il fondista Conti, che non smette mai di pedalare - il percorso era stato in discesa. Quest’anno ci sono stati tanti intoppi, primo fra tutti la tragedia iniziale che ha colpito Gabriel», sottolinea riferendosi all’esplosione della villa in cui alloggiava Garko. «Voglio mandare un pensiero alla signora che ha perso la vita. E’ stata una partenza difficile, ma la professionalità e l’intelligenza di tutti coloro che hanno lavorato con me e la forza di Gabriel come uomo ci hanno aiutato a portare avanti il prodotto nel modo migliore».
Felice dell’incursione a sorpresa dei «fratelli» Pieraccioni e Panariello, con cui sarà protagonista di una serata evento il 5 settembre all’Arena di Verona («ci tengo a dire che ieri sono venuti a titolo gratuito»), Conti rende ancora omaggio al maestro Pippo Baudo, rivelando di avergli proposto il Dopofestival, e cita l’emozione regalatagli dalla performance del pianista Ezio Bosso. «L’immagine più bella che mi porto dietro? Il secondo pass del mì figliolo - conclude allargando ancora il sorriso - e la copertina dello speciale Topolino sul ’Paperfestival’».