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Ridare un senso a questa giornata

Ridare un senso a questa giornata

Per la giornata di oggi, 8 marzo, che per molte donne non è più il gioioso appuntamento di una volta, né una preziosa occasione di “studio” e manifestazione, dato che dobbiamo – con serena obiettività – constatarne, da diversi anni ormai, il declino e la caduta nelle braccia del più mortificante consumismo, dell’appiattimento e della banalizzazione, come se fosse una qualunque Giornata della Nonna, ma con più mimose (e anche pizzerie riconvertite in locali di streap-tease maschile, figuriamoci), abbiamo pensato di invertire la tendenza e sottoporre ai lettori, ma soprattutto alle lettrici, un bel ripasso: i testi fondativi del pensiero femminista. Nel pezzo accanto si traccia un percorso, non certo completo ma sicuramente appassionato, tra saggi che sono stati fondamentali per le lotte delle donne, dalle suffragette dell’Ottocento a oggi. Tanto per non dimenticare che tutto ciò che noi donne abbiamo lo dobbiamo al coraggio, all’immaginazione, alla caparbia resistenza di tante sorelle che espressero e sostennero l’idea rivoluzionaria della parità tra i generi. Un’idea che sovvertiva alcuni millenni di (in)civiltà, e che dalla prima rivendicazione di natura politica – il diritto di voto alle donne, che in Italia abbiamo ottenuto esattamente 70 anni fa (ma in Finlandia si ebbe nel 1906, in Gran Bretagna nel 1918, negli Usa nel 1920) – s’è estesa a tutti gli aspetti della vita, pubblica e privata.
Oggi l’idea di parità ci pare consolidata: sarebbe semplicemente impensabile negarla (e tanto più ci fanno paura le nuove fautrici della “sottomissione”: parola che andrebbe espunta dalla storia della Terra, e non restaurata). Ma dobbiamo fare i conti ancora con disparità reali di trattamento e di opportunità (l’occupazione femminile oggi in Italia è al 46,8%, con dati tragicamente difformi tra Nord e Sud), con resistenze culturali che prendono la forma, talora, di quel delitto di genere che chiamiamo “femminicidio”, e che spesso è solo esito finale di vicende di violenza e sopraffazione.
Il punto è che quella rivoluzione culturale epocale che le donne hanno sostenuto non sembra riguardare vaste aree del mondo, dove le donne sono sottomesse, subalterne, cancellate – nel corpo e nello spirito – dal discorso pubblico, mortificate nello spazio privato. E non è questione di religione, ma di misoginia, che viene semmai sostenuta ed esacerbata da sistemi religiosi fondamentalmente maschilisti (e non sto parlando solo di Islam), sancita da sistemi politici repressivi.
Una delle grandi questioni dei nostri tempi è quella dei diritti umani: la misoginia è la lesione prima dei diritti umani delle donne, in tutto il pianeta. Mi pare che ci siano tanti motivi per lottare ancora. E ridare un senso a questo povero 8 marzo.

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