ROMA
È davvero un “Premio Strega” speciale quello a Edoardo Albinati perché con “La scuola cattolica” (Rizzoli) ha vinto un libro di 1.300 pagine, intenso, complesso, impegnativo che «ha sconfitto su tutta la linea la retorica della leggerezza e della simultaneità» come dice all’Ansa lo scrittore, il giorno dopo la cerimonia di proclamazione, venerdì notte all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Ed è stata una vittoria con tanti voti, 143, che non erano per nulla scontati nonostante lo scrittore fosse il superfavorito. «La marea di riconoscimenti da parte di tante persone e dei lettori arrivata subito dopo mi ha colpito vista la singolarità del libro. È come se per molti sia stata una sorta di risarcimento non so di cosa, della letteratura, del modo di intenderla. Un’idea che non sia poi vero che oggi è tutto immediato, transitorio, che la gente vuole le cose veloci. Ha vinto un libro – sottolinea lo scrittore – grosso, faticoso, pesante», per il quale è stata scelta anche una carta particolare che lo alleggerisce.
Intorno a “La scuola cattolica” si è creata una rete di entusiasmo e positività contagiosa che ne ha fatto «un’impresa collettiva che ho sentito molto forte» spiega Albinati, che ha lavorato dieci anni al libro. Si è capillarmente documentato, si è appassionato del mondo che troviamo in questo libro che può essere letto in tanti modi. Racconta la giovinezza, la religione, il sesso, il maschilismo, la borghesia, l’innocenza perduta, la generazione nata tra il ’56 e il ’60, la scuola privata a indirizzo religioso, l’Istituto San Leone Magno e il quartiere Trieste di Roma. Sullo sfondo il delitto del Circeo del ’75 e quello che è accaduto dopo, nel 2005, quando Angelo Izzo in libertà vigilata ha ammazzato altre due donne. «Ho avuto tanti messaggi di lettori che sono arrivati a pagina 800, a 1.100, che lo hanno finito e anche riconoscimenti da parte di recensori che mi hanno riscritto e per i quali è stata una conferma del loro lavoro» racconta Albinati, che ha dedicato la vittoria all’amico e poeta Valentino Zeichen «persona cara e nobile, aquila libera che ha protetto e consigliato i miei figli e tutti noi», del quale per una strana coincidenza si sono svolti i funerali proprio l’8 luglio, nel giorno delle proclamazione del vincitore.
E per “La scuola cattolica” è «in chiusura un’idea di riduzione per un lungo film tv. Un prodotto di tipo cinematografico per la televisione. Pensandoci e ripensandoci è il formato giusto. Sono molto contento perché credo in questa modalità di racconto. Non ho ancora comunque le carte sotto mano e non collaborerò alla sceneggiatura» spiega Albinati, nato nel 1956, che da oltre vent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, un’esperienza che ha raccontato in “Maggio selvaggio”, e che ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio.
Anche per il Premio Strega la settantesima è stata un’edizione speciale, festeggiata all’Auditorium Parco della Musica di Roma. La prima volta in questo nuovo scenario ha creato un grande spaesamento, ma Albinati non ha vissuto l’effetto nostalgia per la storica sede al Ninfeo di Villa Giulia, dove non è mai stato, rievocata invece venerdì sera tra scontenti e mormorii nel Foyer della Sala Sinopoli.
Lo scrittore già vincitore del Premio Strega Francesco Piccolo ha lanciato anche un appello durante la diretta su Rai3 con Pino Strabioli perché il premio torni alla sua storica sede: «Torniamo al Ninfeo di Villa Giulia perché quello è il posto dello Strega. Settanta è un’edizione speciale, ma basta» ha detto, ricevendo un applauso, e sicuramente sulla destinazione futura della sede del Premio non mancheranno dibattiti e polemiche.
«Non ci sono mai stato al Ninfeo, non posso avere nostalgie. Per me è andata così bene che ne rifarei dieci all’Auditorium» dice Albinati, già in partenza per completare il tour di presentazione de “La scuola cattolica” che «non è il libro di una vita. È un libro di dieci anni. Non c’è dentro tutta la mia vita e non ci ho pensato per tutta la mia esistenza, che è più lunga e spero prosegua ancora un po’» afferma lo scrittore, che quest’estate si godrà finalmente una vacanza, dopo le ultime tre estati dedicate a “La scuola cattolica” e per il momento non sta pensando a un nuovo libro.
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