Oltre duecento elaborati tra reportage giornalistici e racconti brevi. I giovani hanno voglia di raccontare le loro esperienze, i loro momenti di confronto con culture diverse. E soprattutto vogliono superare qualsiasi barriera ideologica e pregiudizio. Era questo lo spirito che animava il contest “Noi e Gli altri”, bandito in maggio dall’Agenzia Nazionale per i Giovani e da Taobuk-Taormina International Book Festival. L’obiettivo è stato raggiunto. Sul tavolo della commissione istituita dal Festival, di cui è presidente Antonella Ferrara, e dall’Agenzia diretta da Giacomo D’Arrigo, sono arrivati tantissimi testi da valutare. L’argomento del contest era sostanzialmente il filo conduttore che Taobuk 2016 ha declinato in mille fogge e forme, coi mille volti dei protagonisti e la voce dei grandi autori che vi hanno preso parte, per un approfondimento a largo spettro sull’alterità e l’altrove.
I vincitori, che sono stati premiati sul palco della serata inaugurale e il giorno dopo hanno assistito alla tavola rotonda sull'editoria oggi, sono stati solo due, ma tanti elaborati erano davvero notevoli. Hanno vinto, tra i tanti, Marta Mattalia di Savigliano (Cuneo) per il racconto “Human Library” e Andrea Roncella di Roma con il reportage “Gli occhi di Mashtoz”.
Dando voce all’esperienza di Human Library (scarica qui il Pdf del testo) come matrice e strumento del confronto con l’altro, Marta Mattalia riesce a trasferire il portato di condivisione allo scopo di creare “coesione, comunità”. Un microcosmo ricco di valori e identità multiple che trovano ciascuna una ragion d’essere e un’affermazione proprio nella tutela della diversità. Questo si evince dalle stesse parole dell’autrice, che spiega appunto l’ingranaggio del racconto di sé nella pratica di Human Library.
Prendendo spunto da un viaggio compiuto nel 2011 in Armenia, Georgia e Nagorno Karaback, nell’ambito di uno scambio culturale con la Comunità Armena, Andrea Roncella, invece, in Gli occhi di Mashtoz (scarica qui il Pdf del testo) ha tratteggiato la complessa identità culturale di quella striscia di terra tra Europa e Asia che si chiama Caucaso. Nella sua visione il confronto con l’altro non prescinde dalle “radici”. Uno sguardo alla nostra Europa dalle vette di quelle montagne di confine, all’insegna di un sentire comune.
Tra i dieci partecipanti che hanno ricevuto una menzione speciale c’è anche una giovane russa, Natalia Dushkina, e poi nove italiani: Laura Alfino, Sara Cadoni, Cinzia Maria Caserio, Martina Dei Cas, Giulia Gobbi, Tawfik Kawlab, Sara Micello, Andrea Giovanni Taietti, Simone Vespa.
Il contest prevedeva due sezioni e che quindi venissero redatti un reportage giornalistico o un racconto breve, prendendo spunto da esperienze compiute, anche in prima persona, nell’ambito di progetti di mobilità europea come “Erasmus Plus”. Nei primi anni del programma “Erasmus Plus” (2014-2020), solo per i progetti del settore Gioventù finanziati dall’Ang, sono stati oltre 40 mila i giovani che hanno fatto un’esperienza di mobilità (scambi, volontariato europeo, partenariati, dialogo strutturato), arricchendo il proprio bagaglio culturale e il loro curriculum, in nome dei valori di accoglienza, tolleranza e fratellanza su cui si fonda l’Unione Europea.
“Il tema dell’integrazione - ha detto Giacomo D’Arrigo, direttore nazionale dell’Agenzia Nazionale Giovani- è quanto mai attuale. Solo attraverso la condivisione e la comprensione tra popoli, che parte proprio dalle esperienze di mobilità, possiamo pensare di costruire un mondo dove l’altro, come il migrante o rifugiato, non venga rifiutato. Ed è significativo che negli elaborati sia emerso un profondo spirito di solidarietà”.
“Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto”, ha sottolineato Antonella Ferrara, presidente di Taobuk. “Dall’attenta lettura degli scritti che hanno partecipato al contest abbiamo avuto la conferma di quanto le nuove generazioni siano aperte all’integrazione. E in che modo, attraverso le esperienze di mobilità, i giovani riescano ad accogliere e assimilare le diversità, superando steccati che non dovrebbero esistere”.
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