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Luca Di Risio: calma e sangue freddo nella musica come nella vita

Luca Di Risio: calma e sangue freddo nella musica come nella vita

Sul palco come nella vita: Luca Di Risio si nutre di quello che racconta nelle sue canzoni, lo porta davanti al pubblico, praticamente azzerando le divisioni. Dalla critica viene spesso considerato un “fantasma” della scena artistica per il suo troppo frequente apparire e scomparire dalla stessa, per il diretto interessato è uno dei punti di forza della sua carriera ma prima ancora della sua esistenza, fatta di note ma soprattutto di viaggi, famiglia, sentimenti e cose vere. Tutti concetti che ha espresso in parole e musica davanti al pubblico messinese del palazzetto della Cittadella Universitaria dell'Annunziata, che ha ospitato il concerto dell'artista di Vasto in occasione della “Notte bianca dello sport” organizzata dal Cus Unime.

Di Risio ha dialogato a lungo con i fans e con i tantissimi giovani che hanno popolato l'impianto, tra un brano e l'altro e poi nel lungo e confidenziale backstage che ha reso ancora più intima e piacevole l'esibizione. «Amo questo lavoro per perché sono disposto a farlo anche davanti a poche persone - ha raccontato -, non canto per arricchirmi. Credo nel non prendersi troppo sul serio, non fare un singolo vincente e tirarsela per anni. Nel mondo o sei capace di essere uno qualunque o prima o poi tornerai ad essere un nessuno». L'amore è centrale nei testi di Luca Di Risio, cambiato nel look ma non nello spirito dal successo del 2004 al Festivalbar, con “Calma e sangue freddo”: «Imposto la mia vita scrivendo, trascorro dei periodi con persone a me care, un quarto di questo tempo con me da solo, per prendere un treno senza meta scoprendo un posto che non ho mai conosciuto. Arricchirsi del diverso è l'unico modo per crescere, non bisogna arrabbiarsi altrimenti se qualcuno ti supera perché hai raggiunto un obiettivo non devi fermarti. Cerco di essere un uomo e un essere umano prima di ogni altra cosa, senza mai dimenticare dove sono nato, da dove vengo, quanto è bello stare in mezzo alle persone».

Umiltà e semplicità, un passo dopo l'altro. Di Risio attraversa il suo repertorio e racconta i momenti che hanno condizionato alcune sue scelte, da “Hotel Cervo” a “Rondine”, passando per “Tu sei in me”. Passato e futuro, andare e tornare. Abbandonare le apparenze e i patti obbligati con la coscienza, guadagnarsi la libertà fisica e morale. Esalta l'italianità, lo spirito di sacrificio, la caparbietà nel raggiungere gli obiettivi. E prende le distanze da un universo che ritiene troppo falso e costruito, quello dei talent show: «Da quando sono subentrati purtroppo non esiste più quella selezione natuarale dove canta il migliore o chi scrive buona musica, ma chi piace di più ai “giudici”. Questo approccio ormai monopolizza il mercato, ma credo che sia più importante rimanere integri, fare ed essere come si è tutti i giorni. Partecipano così tante persone che non si capisce chi è raccomandato, ai tanti ragazzi che sognano dico di andare avanti con il cuore, perché non so fino a che punto chi accetta l'aiuto di qualche mafiosello si goda poi la situazione. Io sono andato oltre questa mentalità, tra alti e bassi, ma il bello è anche stare sul filo del rasoio».

Anticonformista per istinto, spiega il suo senso di essere e ragionare da cantautore: «La missione è mettere nelle mani di chi ascolta un pezzo di ciò che ho vissuto, può attaccarla al cuore o gettarla nell'immondizia, può rivedersi e dedicarla ad altri o non sentirla più».

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