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Francesco Gabbani a sorpresa ha... il Karma del supervincitore

Francesco Gabbani a sorpresa ha... il Karma del supervincitore

Sanremo

Sul podio, a intercettare tutti i premi possibili, le tre anime del Festival: la canzone d’autore, l’elettropop, la performance più divertente e social (dove è già virale), ma a sorpresa Francesco Gabbani, con la sua stravagante e ironica “Occidentali’s Karma” e il “ballo dello scimmione”, brucia la “vincitrice annunciata” Fiorella Mannoia, seconda (e alla quale va il premio Lucio Dalla). A lui anche il Premio Tim Music per il brano più ascoltato sull’app dello sponsor del Festival. Terzo posto e premio della critica “Mia Martini” per Ermal Meta, già vincitore delle cover.

Nella serata finale tante cose, nel Festival che ha tanto di tutto. Il quinto sorriso di Conti, che mostra i denti della «faccia da festival». E scatena il boom nei social – ci ha tenuto a spiegarlo in conferenza stampa – supportato anche dai numeri di Rai1 (9 milioni 887mila i telespettatori e share del 47%, quasi 14 milioni con oltre il 53% il picco di mezzanotte) e dei social (5,2 milioni di interazioni totali su Instagram, Facebook e Twitter nelle 24 ore e 30 milioni nelle quattro serate). Poi, nonostante New York (che da tre anni fa un proprio “little Italy festival”) sia rimasta delusa dall’eliminazione dei “senatori” Al Bano e D’Alessio, the show must go on. Bisogna ripartire, intanto dalla promessa di mister Carlo fatta in diretta ad una radio di Manhattan che, se è vero che per lui «Sanremo finisce qui» (come la sua Miss Italia, d’altronde), se lo invitassero ufficialmente negli “Steiz” a presentare «perché no?... purché in italiano!».

La Maria della finale è una sirena lampeggiante in nero e pietre dure che, per evitare di fare le scale piegata dalla paura come se avesse l’ernia del disco, semplicemente entra dalla pedana. Pure le canzoni l’ultima sera sembrano più belle, forse perché il giorno prima erano state mediamente maltrattate dal calo di tensione o forse perché dopo cinque serate digerisci pure le pietre.

Collaborazioni estere all’orizzonte e Zucchero sul palco. Dopo i “Ladri di Carrozzelle”, gruppo rock di persone con diverse abilità che cantano il loro amore per la vita (“Stravedo per la vita” canta il cantante cieco), Sugar non è solo l’ospite italiano, è il superospite internazionale. È quello stesso Fornaciari che leggendo Bukowski e ascoltando Puccini ha scritto “Miserere” e si è portato Pavarotti (in video) a cantare con lui. Internazionale come Crozza, che stavolta spunta “a sorpresa” all’Ariston in carne e ciuffi: quello americano di Trump e quello anche più straniero di Razzi.

Premio carriera a Rita Pavone e la De Filippi che per l'occasione si presenta in bianco e piume (come ha fatto tutte le sere) per il cambio d'abito. Italiane sono le tre di “C’era una volta Studio Uno”, la premiata ditta Buscemi-Mastronardi-Del Bufalo. E qualcosa d’italiano ce l’ha pure Tina Kunakey Di Vita: i nonni.

Montesano porta il ricordo del suo passato remoto familiare, quando si cantava a tempo indeterminato prima di andare al lavoro (a tempo indeterminato pure quello, ahinoi). Geppy Cucciari, nel suo esilarante “C’è Sanremo per te show” prende in giro il Festival di SanreMediaset, ma dà vita all’unico momento “politico” col suo coraggioso ricordo della tragedia di Giulio Regeni, per cui manca ancora la verità, e il «Je suis patata bollente», in riferimento all’ultima polemica stampa-Raggi. Infine Alvaro Soler fa ballare proprio tutti, anche nella platea ingessata dell’Ariston, mentre Amara e Vallesi portano un saluto di “Pace”: una canzone respinta alle selezioni ma “ripescata”. E non avrebbe sfigurato, in gara.

E ora, chi succederà all’era Conti?

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