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Le “larghe intese” e il premio di maggioranza dell’audience

Le “larghe intese” e il premio di maggioranza dell’audience

Non avevamo certo bisogno di Carlo Conti e Maria De Filippi per verificare – ahinoi – l’efficacia delle “larghe intese”: è vero, garantiscono la governabilità del palinsesto, conquistano il premio di maggioranza dell’audience (dal bulgaro 50,4% di share della prima serata, che l’Italicum se lo sogna), pacificano, almeno per cinque giorni, tutto l’arco costituzionale televisivo e vanno persino oltre. Checché ne dica Re Carlo, infatti, l’asse di ferro Rai-Mediaset quest’anno ha fatto confluire sul megacollegio di Sanremo tutti i consensi: dal telespettatore-tipo di “Affari Tuoi” ai gruppi d’ascolto social di “Amici”. Il pensionato e il liceale. Risultato è stato questo Festivalone-Corazzata Potemkin, politicamente corretto e anche musicalmente troppo corretto (a parte, e gliene saremo grati per sempre, lo scimmione che balla di Francesco Gabbani, unico guizzo ironico e irriverente – giustamente, sorprendentemente, efficacemente premiato – in un’edizione compassata fino al rigor mortis).

Perché se Sanremo fa davvero il punto sullo stato dell’arte della canzone italiana forse due domande dovremmo farcele, e chiederci come mai i grandissimi veri, quelli che riempiono i palazzetti (come Zucchero, appunto, ieri sera), vengono solo come ospiti. E come mai il vero “nuovo” della musica si ascolta e si vive e accade altrove (sì, dalle radio ai talent al Web). E come mai sì, “Tutti cantano Sanremo”, ma quando gli chiedi di cantare la canzone di Sanremo del cuore tutti ti guardano attoniti e intonano “Volare”.

Perché forse Sanremo è un mondo a parte, e resta quello lì, lontano nel tempo e nello spazio, e questo che ci tocca oggi è una copia platonica e sbiadita, dove l’efficienza ministeriale di Carlo Conti – quest’anno pure sostenuta e rafforzata dal piglio Rottermeier di Maria De Filippi – sbriga le pratiche, amministra i turni, scandisce i tempi liturgici ma non riesce mai a diventare emozione. Sì, le larghe intese fanno governare, ma vuoi mettere la vera politica, quando esisteva? Sì, ai tempi in cui anche il Festival della canzone esisteva. Giuro.

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