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Sì, siamo quelli di gessetti e canzoni. E girotondi

Sì, siamo quelli di gessetti e canzoni. E girotondi

Sì, siamo quelli dei gessetti, delle canzoni, delle candele e pure – adesso – dei girotondi. Siamo quelli che credono che combattere il terrorismo non significhi soltanto sparare più forte di chi spara per follia e disprezzo della vita. Siamo quelli che credono che le immagini che arrivavano domenica sera dall’Old Trafford di Manchester – dove un gruppo di ultrastar del pop che piace ai giovanissimi hanno cantato e ballato di fronte a più di 50mila persone, per lo più giovani e giovanissime, in memoria delle vittime degli attentati di Manchester e Londra – fossero non solo belle e consolatorie, ma anche importanti e necessarie quanto le misure di sicurezza. Proprio come manifesto e speranza.
Appartengo a una generazione che non sopporta il pop sdolcinato e ha sempre guardato con diffidenza le forze dell’ordine (ai miei tempi i concerti volevano essere tutti Woodstock, e “pace e amore” comprendeva la smilitarizzazione universale, a partire dalle caserme cittadine), eppure, come tanti, sono rimasta incantata dal girotondo spontaneo e giocoso di alcuni spettatori, soprattutto giovanissimi, con uno dei poliziotti dell’imponente servizio d’ordine.
Dopo l’attentato di Manchester, dopo le violenze di Londra, anche dopo i fatti di Torino, che hanno a che fare comunque col clima velenoso di questi tempi, è facile farsi afferrare dal risentimento, dalla paura e dal suo parente più prossimo, l’odio. Che poi è esattamente il bersaglio (facile) di ogni terrorismo: quel punto di rottura nascosto ma non troppo, quella faglia che potrebbe far crollare tutta la costruzione di tolleranza, solidarietà, senso dei diritti e rispetto per i valori democratici su cui, sia pure con contraddizioni e inadeguatezze, è fondato il nostro vivere civile. Una costruzione faticosa e quotidiana, molto laboriosa (e per questo alcune forze politiche propongono scorciatoie rassicuranti, che siano ruspe, muri o stati di polizia di varia natura). Invece noi, che abbiamo una lunga militanza nelle file dell’illusione (quella che «non si può mangiare, ma è molto nutriente lo stesso») e dell’utopia – che per essere costruita richiede molto più lavoro di qualsiasi muro – , preferiamo la via più lunga e difficile, che è essere vigili senza perdere la gentilezza, essere rigorosi senza perdere la leggerezza, essere cauti senza perdere la fiducia negli altri. Essere addolorati, tanto, senza perdere la bellezza d’incontrare gli altri, dodicenni o poliziotti, cantarci assieme pop sdolcinato, commuoversi e farci pure un girotondo.

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