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L'appello di Adonis al "Reghium Julii": l'Europa ritrovi la sua anima

Il poeta Adonis

«Interrogarsi, sempre, su un presente complesso, porsi domande, nella consapevolezza che un essere umano non eredita la propria identità ma la crea, attraverso il suo agire, la sua opera, le risposte che riesce a trovare». Con semplicità e profondità, il poeta siriano libanese Adonis, (pseudonimo di Ali Ahmad Said Isbir), esule a Parigi e più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, una delle voci più autorevoli del mondo arabo, fautore del dialogo tra le diverse culture, si rivolge agli studenti dell’ateneo peloritano, invitandoli a riflettere sui germi di speranza nel nostro tempo contro la barbarie fatta di violenza, indifferenza, populismi, discriminazione, pregiudizio.

A Messina, nei locali del dipartimento di Scienze Cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali, per un intenso confronto sulle questioni aperte del nostro tempo. Ad Adonis è stato attribuito il Premio Internazionale “Città dello Stretto”, ideato e realizzato dal “Rhegium Julii” – premio che quest’anno festeggia i 50 anni di vita – per rendere più tangibile l’integrazione culturale tra Reggio Calabria e Messina. Ad introdurre l’appuntamento la vice direttrice del dipartimento di Scienze cognitive Anna Maria Anselmo e il professore Giuseppe Caridi, vice presidente del Premio Reghium Julii. «Messina è un luogo di confine in cui chi lo ha celebrato può sentirsi a casa – ha detto il professore Dario Tomasello, nell’introdurre l’incontro – una città che vive una condizione liminare, di attesa e passaggio in cui ha sede la casa editrice Mesogea che nel 1999 ha pubblicato l’antologia di Adonis “Nella pietra e nel vento”.

È dello scorso anno “La foresta dell’amore in noi”, un testo che ancora una volta intercetta una prospettiva della realtà capace di leggere nella natura quei segni che la superano. Tra i temi uno che è il grande escluso del nostro tempo, il corpo, contrassegno che rende riconoscibile una realtà altrimenti ignota. Spesso l’incedere di questa poesia è contrappuntato da domande, interrogativi, il canto di Adonis ricorda la grande poesia europea e si mostra come un luogo d’incontro tra oriente e occidente». Ma quale il rapporto del poeta con l’Europa e con la Francia, paese in cui abita da decenni: «L’Italia, come l’Europa – ha raccontato – fanno parte della mia cultura per due ragioni, una di natura mitologica, legata alla leggenda della dea Europa siro-libanese che dà il nome al continente. La seconda di ordine storico, in passato tutta la parte orientale del Mediterraneo faceva parte dell’Impero romano e il Mediterraneo era il mare Nostrum e il Libano e in Siria avevano la nazionalità romana».

Dal passato al presente: «Roma antica era molto più umana dell’Europa di oggi. Nella nostra modernità tutto è cambiato. Sono arrivato nel 1960, animato da un sogno di libertà trasformatosi in una realtà deludente. Il paese della Rivoluzione, quello in cui grandi poeti del passato, come Rimbaud, si facevano portatori di speranza per il futuro oggi sostiene e finanzia, insieme ad altri paesi occidentali, i fondamentalisti. L’Europa politica, le istituzioni hanno compiuto tutto questo e spesso gli intellettuali sono rimasti in silenzio, nonostante vi siano moltissime persone impegnate. Da qui però viene la mia profonda delusione verso l’Europa che non significa essere pessimisti – ha ribadito Adonis, nella puntuale traduzione del professore René Corona – Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è analizzare, ripensare, vedere le realtà per quello che sono. Da questa ricerca potranno nascere le risposte ma bisogna evitare tutte quelle che vengono date a priori, contro l’amicizia, l’amore, la poesia, che non ha il compito di raccontare o esprimere qualcosa, piuttosto deve essere in grado di allargare il nostro orizzonte ponendo interrogativi e domande. La poesia esisterà finché vi saranno l’amore e la morte».

Ieri pomeriggio invece, a Reggio Calabra, nel foyer del Teatro “Francesco Cilea” spazio a «Dietro le quinte», conversazioni ed interviste con i vincitori del Premio Rhegium Julii e con i componenti della Giuria a cura della giornalista di Gazzetta del Sud, Anna Mallamo. La giuria del premio è presieduta da Corrado Calabrò ed è composta da Giuseppe Caridi, Gioacchino Criaco, Luca Desiato, Mimmo Gangemi, Dante Maffia, Domenico Nunnari, Giuseppe Rando e Vito Teti.

I premi saranno consegnati questa sera, alle 21, al “Cilea”.

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