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Archeologia, è pronto il volume su Scibona a dieci anni dalla scomparsa

Sono passati già dieci anni dalla morte del grande archeologo messinese Giacomo Scibona, a cui si deve ogni rilevante scoperta in tutto il territorio peloritano nel corso dell’ultimo cinquantennio. E proprio nel decennale sarà finalmente edito il volume “kthma ee aiei. Studi e Ricordi in memoria di Giacomo Scibona - Messina 2019”. Gli studi in suo onore che con grande fatica, come un’amorevole tela di Penelope, ha cucito e ricucito in questi anni la moglie, la prof. Concetta Giuffrè, guardando all’immenso archivio lasciato dall’archeologo e ancora oggi quasi del tutto inedito. E che finalmente diventerà un grande patrimonio di tutti gli studiosi con la pubblicazione.

Il titolo prende spunto dal motto del grande storico e storiografo Tucidite, nel senso dell’insegnamento da tramandare al futuro per far sì che si possa sempre imparare dal passato.

La moglie, che ha “combattuto” tanto per questo libro, firma la biografia e la bibliografia, oltre ad una postfazione. Si tratta della summa di un’intera vita passata a scavare in ogni dove per restituire il passato alla sua città e alla sua provincia. È la stessa prof. Giuffrè che lo descrive: «Il volume è patrocinato dalla Società Messinese di Storia Patria, con un congruo, affettuoso, personale concorso di Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti. Per più di 600 pagine – racconta la docente –, si sviluppa attraverso studi originali e notevoli di illustri colleghi italiani e stranieri, oltre che di diversi allievi e, per il capitolo dei “Ricordi”, di testimonianze d’affetto di semplici amici (ma c’è un Hommage di Madeleine Cavalier), talora anche lontani dal contesto archeologico (come la composizione musicale scritta per lui dal musicista Luca Lombardi)». «Ovviamente – dice ancora la prof. Giuffrè –, la maggior parte degli studi sono di argomento archeologico e antichistico in genere. Ma si spazia dalla preistoria all’archeologia classica, a quella medievale. Alla numismatica, all’epigrafia, alla topografia, per quanto riguarda tempi e discipline. E poi dalla Sicilia alla Mesopotamia, alla Cina, per quanto riguarda i luoghi. Zancla Messana e Halaesa Arconidea hanno un posto preminente, come c’era da aspettarsi in un volume dedicato a chi in questi luoghi ha profuso il maggior tempo e impegno della sua vita di archeologo».

È da segnalare, per entrare nella percezione dell’identità del personaggio, il capitolo dei “Ricordi”, ed è molto utile l’indice topografico con la segnalazione di tutti i luoghi che sono discussi nel volume.

«È un libro “attraente” – dice ancora la prof. Giuffrè –, non solo per l’interesse scientifico che può suscitare, ma per l’afflato di partecipazione affettiva che ne promana. E questo è un valore aggiunto che assai raramente si trova nelle pubblicazioni attuali, così infarcite e sostenute spesso solo da tecnicismi scientifici, tesi precostituite e tanta presuntuosa saccenza».

«Non resta alcun dubbio – scrive nella postfazione la prof. Giuffré –, dopo una pur veloce lettura di questo libro, che si tratti di una “Gedenkschrift” molto insolita e particolare. Non è il solito freddo e formale testo celebrativo. Pur con la massiccia presenza di saggi molto tecnici e irreprensibilmente documentati, esso mostra evidente e in primo piano il suo carattere di “testimonianza” viva e partecipata su Giacomo Scibona. Testimonianza sulla sua identità nella quale, in modo inestricabile, si intrecciavano, in complementarietà assoluta, l’uomo e l’archeologo».

Giacomo Scibona dagli anni ’60 in poi ha tutelato la storia di Messina, vigilando in maniera costante e appassionata sui lavori edili del centro urbano e della periferia e recuperando tutte le testimonianze relative all’archeologia della città nei documenti scritti, dal ’500 in poi.

Fu il primo ad individuare l’esistenza di frequentazioni di età preistorica della città. Nell’ambito della problematica che riguarda la definizione dell’estensione della città classica, i suoi interventi più importanti riguardano molte aree. Per esempio l’abitato, con indagini condotte nella zona falcata (la banchina Egeo e la stazione di degassifica) e l’attuale centro urbano dove, oltre a numerosissimi recuperi e segnalazioni, gli dobbiamo l’esecuzione degli importantissimi scavi stratigrafici dell’isolato 224 e dell’isolato T, e i saggi nell’area della stazione ferroviaria, ai binari 8 e 9. Oppure la necropoli greco-romana ad ovest, quella degli Orti della Maddalena, oppure lo scavo dell’isolato 73 di via Battisti, o la necropoli di viale Boccetta.

Ma il contributo eccezionale per la ricostruzione dell’intera storia della città é stato lo scavo nel cortile di Palazzo Zanca, iniziato a partire dagli anni ’70: qui Scibona ha portato alla luce uno spaccato della città dall’età romana agli anni anteriori al terremoto del 1908, restituendo dati importantissimi per la definizione dell’impianto urbano dall’età medievale in poi e individuando resti di edifici monumentali di età romana. Per la comprensione delle fasi medievali e post-medievali, notevole è anche il suo scavo stratigrafico della chiesa di San Tommaso in via Romagnosi. La sua azione di tutela e di salvaguardia ha riguardato anche la non semplice attività di denuncia della distruzione avvenuta per esempio nel cantiere di Pistunina dove trovò le “tracce” della meravigliosa villa di Santa Melania Iuniore, negli anni ’90.

Il suo lavoro ha posto le basi dell’identità della città antica dall’età arcaica a quella romana e fino all’epoca bizantino-medievale e post-medievale, disegnando idealmente i vari comparti della topografia urbana, l’abitato arcaico, la necropoli, tratti della cinta muraria, l’area monumentale romana, l’abitato medievale. L’attività di Scibona fu grande anche nella didattica, all’Università di Messina, dove formò nel corso di decenni più di due generazioni di archeologi, trasmettendo oltre che contenuti e tecniche della disciplina anche i valori etici di quella che definiva una vera e propria “missione”.

Giacomo Scibona è morto il 16 gennaio del 2009 dopo una vita dedicata all’archeologia e allo studio, nel pieno della sua frenetica attività. Un’opera cinquantennale di approfondimento costante che per la maggior parte, visto il suo carattere molto schivo e riservato, è ancora per gran parte inedita.

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