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La fiction sulla 'ndrangheta "Liberi di Scegliere" batte Celentano

La fiction di Rai Uno batte Canale 5

A premiare il tv movie “Liberi di scegliere” sono stati i telespettatori che, in un prime time a dir poco competitivo, hanno preferito la fiction sulla 'ndrangheta ad “Adrian”, alla serie animata targata Celentano su Canale 5 che si è fermata a 3 milioni 975 mila spettatori (nella prima puntata quasi 6 milioni). La fiction interpretata da Alessandro Preziosi ha dominato la prima serata con 4 milioni 179 mila tv sintonizzate su Rai Uno (share 17.67%).

Ma “Liberi di scegliere” è uno di quei film capaci di cambiare le cose? Ne sono convinti sia la sceneggiatrice Monica Zapelli (che ha scritto anche “I cento passi”) che il produttore Angelo Barbagallo (“Fortapàsc”). Insieme avevano già lavorato a “Lea” (su Lea Garofalo, bruciata dalla sua famiglia di ‘ndrangheta anche per aver voluto dare un destino diverso alla figlia). Insieme hanno dato vita a un progetto che ha un valore didattico-educativo molto forte e che la Rai ha accolto, incarnando l’essenza di servizio pubblico.

Dietro ogni singolo dettaglio del film c’è stato un messaggio, persino nella scelta degli autori della sceneggiatura: oltre alla Zapelli, lo sono anche Sofia Bruschetta, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano, giovanissimi approdati al vivaio Rai.

Nel film non c’è solo il valore educativo, ma anche quello informativo: «Si deve sapere che esiste un’alternativa e anche un modo di fare antimafia diverso, per anni ha dominato il concetto di impunità, di uno Stato che non affrontava le mafie, questo film dà un messaggio diverso, come è diverso l’approccio con cui, nella realtà, ci si è rivolti ai giovani destinatari dei provvedimenti, con umanità si è compreso che in loro mancava non solo l’ossigeno della legalità, ma anche quello della felicità. In questo film non si vedono crimini, ma le conseguenze della criminalità, che emergono anche nel ricatto degli affetti» commenta la Zapelli che ha raccolto dai racconti dei giovani protagonisti delle vicende reali soprattutto un puzzle di emozioni.

A crederci, in questo film presentato al Giffoni Film Festival, sono stati anche la Bibi Film e Angelo Barbagallo, catanese ma messinese d’adozione, che si dice «legatissimo a Messina» e la considera, in questo caso, «un vero “modello” da seguire. Perché in questa storia, senza esagerare, c’è davvero l’Italia migliore, quella che schiva e in silenzio, dal 2012, senza avere nulla in cambio, ha sottratto dei ragazzi ad un destino di sangue. Spero che “Liberi di scegliere” sia visto non solo nelle scuole, ma anche nelle carceri e che tanti genitori alzino la cornetta, chiamino il Tribunale dei Minori di Reggio e provino a cambiare il futuro dei propri figli. I film, la tv devono essere tante cose, ma quando danno un servizio pubblico, quando provano a scuotere le coscienze hanno sempre qualcosa in più che rende chi ha contribuito soddisfatto e fiero di averlo fatto».

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