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Quando lo studio televisivo è davvero un' "Agorà"

Il tema degli immigrati continua a dominare i dibattiti televisivi. Inevitabile, visto quello che sta accadendo. Navi di profughi che arrivano, possibili processi al vice premier Salvini e interventi dell’Unione Europea. Un tema biblico, epocale, che però finisce in pieno in una già rovente campagna elettorale. Facile capitalizzare in termini televisivi e puntare sullo scandalismo.

Anche perché chi sta a casa, troppo spesso attanagliato dalla crisi economica, dai problemi e dalle paure quotidiane, identifica in una questione così complessa la causa principale dei propri mali. Ma la televisione cosa può fare in questi casi? Assecondare le paure o cercare di fare ragionare chi è a casa. Prendiamo a dimostrazione la trasmissione “Agorà”, in onda su Rai 3 e condotto con polso da Serena Bortone, che non ama la rissa ed è in grado di concentrare il dibattito sui contenuti.

Un bell’esempio, in tal senso, è stata la puntata di venerdì scorso. Dall’emblematico titolo “Una giornata particolare”, il tema del giorno è stato certamente il caso Salvini-Diciotti, ma questo non ha impedito di introdurre il dibattito tramite le parole del presidente Mattarella sulla giornata della memoria, per poi passare repentinamente alla questione pensioni e al reddito di cittadinanza, temi che stanno catalizzando l’attenzione mediatica nelle ultime settimane. Si è entrati poi nel vivo della questione migranti.

Ha contribuito a una discussione seria la presenza in studio di Claudio Durigon, competente e combattivo sottosegretario al lavoro che è intervenuto in merito al possibile processo per sequestro di persona che potrebbe coinvolgere Salvini nel caso in cui non entrasse in gioco l’immunità parlamentare. Tutto si è svolto in modo molto comprensibile, chiaro, e anche la diatriba fra Anna Ascani del Pd e lo stesso Durigon della Lega non è mai trascesa.

Il collegamento con Castelnuovo di Porto – comune romano in cui è stato chiuso il celeberrimo Cara – è stato efficace e finalizzato a capire come l’integrazione sia possibile. Che la convivenza sia una scelta irrinunciabile ce lo ha spiegato anche il servizio successivo dedicato alle pietre d’inciampo a Milano, che ha ripreso la copertina della puntata. Le pietre, ideate da un artista tedesco, ricordano diversi cittadini milanesi sterminati durante l’Olocausto, tra cui la famiglia Silvera: anche qui la retorica manca completamente. Un servizio efficace e sobrio che spinge a riflettere, soprattutto grazie al prezioso e toccante intervento della senatrice a vita Liliana Segre.

Il dibattito sulla Diciotti è tornato poi centrale, spostandosi però sul fronte politico delle alleanze. In studio Laura Ferrara del M5S non ha usato mezzi termini affrontando la questione senza ipocrisie; obiettivamente non è facile per un movimento “legalitario” come quello pentastellato scegliere come muoversi sul possibile processo a Salvini. Un saggio dell’equilibrio della trasmissione si è avuto anche pochi giorni prima, grazie a un’altra puntata dedicata al tema dell’immigrazione con ospiti in studio una lucidissima Silvana Giacobini, Alessandro Morelli della Lega come sempre aggressivo e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Concetti non facili come relazioni internazionali, colonialismo vecchio e nuovo. Bortone pungola, sempre padrona dei fatti, consapevole di quanto il linguaggio sia importante per definire i problemi (scuola Orwell). Lo studio è vivace ma non oltrepassa mai i limiti. La sensazione che si conserva è che il problema vada ben oltre certi slogan a cui è abituato il pubblico televisivo, e Serena Bortone e il suo “Agorà” lo hanno ben chiaro.

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