Tanta rabbia, ma anche tanta emozione, voglia di rivincita, ma anche ritrovata serenità dopo il terribile ostracismo che per sette lunghi anni l’aveva tenuta lontana dal mondo della canzone, esclusa e umiliata da quella “diceria” di portare jella che finalmente, nel 1989, proprio 30 anni fa, trascinata da una canzone bellissima quale “Almeno tu nell’universo” Mia Martini riesce finalmente a lasciarsi alle spalle. In quell’incipit, «Sai la gente è strana, prima si odia, e poi si ama», c’è la sintesi di quella terribile vicenda che caratterizzò gli anni più bui della sua storia artistica. Ed anche “Almeno tu nell'universo”, un po’ come Mia Martini, non fu una canzone dalla storia facile. Le cronache raccontano che fu scritta nel 1972 da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nella stessa settimana in cui nacque “Piccolo Uomo”, il primo successo della Martini. Già allora Bruno Lauzi voleva che a cantarlo fosse Mimì (come la chiamavano gli amici). Il pezzo rimase nel cassetto fino al 1979, quando venne depositato, ma allora i tempi non erano ancora maturi per quelle tematiche “sensibili” che raccontavano della necessità delle persone di avere punti di riferimento sinceri nella vita. Si dice che inizialmente la canzone venne proposta ad una giovanissima Mietta ed a Paola Turci, ma poi, rispettando il volere di Lauzi, la canzone fu assegnata a Mia Martini. Anche il Sanremo del 1989 – il primo dell’era Aragozzini – non fu all’inizio un festival facile. Presentavano i disastrosi “figli d’arte” Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi, scoppiarono le polemiche per gli sketch dei comici Beppe Grillo e del Trio Solenghi, Marchesini, Lopez ma la finale, che fu vinta da Anna Oxa e Fausto Leali con “Ti lascerò”, si rivelò la terza fra le più viste di sempre con uno share del 75,43, preceduta solo da quella del 1987 (77,50%) e del 1990 (76,26%) . Nel 1989 “Almeno tu nell’universo” è solo nona nella classifica finale dei campioni fatta con i voti abbinati al concorso Totip e quarta nei singoli, ma trionfa (ed è proprio il caso di dire così) nel premio della critica assegnato dai giornalisti della sala stampa del Festival di Sanremo grazie ad un’interpretazione stupenda, fra le più belle della carriera di Mimì, un’interpretazione unica per pathos, la più ricca, la più carica di significati dopo anni difficilissimi. Quando apparve su quel palcoscenico, con un elegante completo di Armani, si sentì tutta la forza del suo talento rimasto per troppo tempo esiliato. Ed insieme al premio della critica arrivarono anche trionfali successi nelle vendite. È la Mia Martini del coraggio, quella che forse più si conosce, quella che non voleva (si dice) tornare al Festival ma poi “costretta” dalla rara bellezza di una canzone senza tempo prende il coraggio a due mani, sfida i giudizi dell’Ariston e interpreta alla sua maniera una canzone che nessuno prima aveva avuto il coraggio di cantare, una canzone che “spazza” via la vigliaccheria più bieca. Di quel ritorno Mimì dirà dopo: «Ho sentito proprio fisicamente questo abbraccio totale di tutto il pubblico: l’ho sentito proprio sulla pelle ed è stato un attimo indimenticabile». Passato e presente rivivranno a distanza di 30 anni fra qualche giorno al Festival di Sanremo. In occasione dell’imminente fiction “Io sono Mia” annunciata per il 12 febbraio su Rai Uno la prossima settimana l’attrice Serena Rossi che interpreta Mia Martini sarà ospite di Sanremo e intonerà con Claudio Baglioni “Almeno tu nell’universo”. Un nuovo omaggio all’artista di Bagnara Calabra, una stella che il mondo (e non solo della canzone) non ha saputo amare come avrebbe dovuto. Una storia complicata, come quella della splendida cantante di Bagnara.