La chiamano la riforma “spaccaitalia”. Se ne occuperà presto il Parlamento, ma si sa poco, se ne parla poco. Un’indifferenza generale avvolge come una nebbia (padana) la questione. Per lo storico Emanuele Felice è una “bomba a orologeria”, che avrà un impatto enorme sulla vita dei cittadini. Per il “maestro di strada”, il napoletano Marco Rossi-Doria del progetto “quartieri spagnoli” (sottosegretario alla Pubblica Istruzione e Ricerca nei Governi Monti e Letta), è la prova che è partito «un processo pericoloso», che può portare alla «disgregazione dell’Italia».
Mai, come oggi, dalla fine della seconda guerra mondiale – è il succo di queste riflessioni, e anche l’avvertimento di quindicimila firmatari di una petizione – il pericolo di un Paese in frantumi è diventato serio. Ma qual è la minaccia che incombe, e di cui poco si parla, sui giornali, alla televisione, nel dibattito politico e nel confronto sindacale?
Tecnicamente, nel linguaggio burocratico-istituzionale, si chiama “autonomia regionale differenziata”, e se approvata dal Parlamento, come riforma costituzionale, consentirà a tre regioni, Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, di ottenere vantaggi fiscali e maggiori poteri in un’ampia gamma di settori, fra cui spiccano istruzione e sanità.
Per molti economisti e giuristi, dietro il rinnovamento del modello amministrativo delle tre regioni si nasconde la “fuga” delle regioni più ricche. Gianfranco Viesti, economista, professore all’Università di Bari e autore di numerosi saggi sul Mezzogiorno, ha scritto sul tema un libro, dal titolo emblematico: “Verso la secessione dei ricchi”? (Laterza), con un sottotitolo altrettanto indicativo: “Autonomie regionali e unità nazionale”. La pubblicazione, gratuita, è fornita esclusivamente in versione digitale. Si può scaricare dal sito della casa editrice Laterza, con una semplice registrazione.
L’editore spiega il senso dell’iniziativa e della gratuità del libro col fatto che il tema delle autonomie regionali è passibile di forti cambiamenti in breve tempo, per il testo, che oggi è come un “cantiere”, con lavori in corso, ed è possibile che venga aggiornato in breve e che, in futuro, possa essere base per una pubblicazione, oltre che digitale, anche cartacea. Ma questa è la spiegazione ufficiale, contenuta nella premessa della pubblicazione.
In realtà Alessandro Laterza, presidente della casa editrice, da imprenditore del Sud (è stato anche vicepresidente di Confindustria, con delega per il Mezzogiorno) al vertice di un’impresa editoriale che fa parte della storia del Meridione (ha pubblicato fin dall’inizio le opere di Benedetto Croce) è preoccupato per la piega che ha preso la questione, che non ha una valenza tecnico-amministrativa, come mette in chiaro Viesti, ma è parte di un processo, con una grande valenza politica, che può influenzare, e modificare, tanto i principi di parità dei diritti di cittadinanza degli italiani quanto il funzionamento di alcuni grandi servizi pubblici nazionali, a partire dalla scuola.
«Questioni sulle quali la grandissima maggioranza dei cittadini italiani non è affatto informata, nonostante riguardino il futuro del Paese», dice Laterza. La scelta della pubblicazione gratuita ha, dunque, una motivazione che va oltre le finalità del libro “cantiere aperto”, che deve arricchirsi di riflessioni ulteriori e potrà essere modificato in progress. Ha l’esigenza, evidente, di supplire al silenzio che c’è intorno al rischio grave di «frattura del patto costituzionale» e di «frattura del Paese», come ci dice Alessandro Laterza. Che non ha esitazione a definire il progetto secessionista, basato sul gettito fiscale, «una polpetta avvelenata». Naturalmente per il Sud.
Il concetto, spiegato nel linguaggio ruvido della politica fatta con la pancia, è questo: i soldi che incasso con le tasse me li spendo a casa mia.
Dove sta il trucco, lo spiega Viesti nel libro. L’economista dice che con la riforma, se approvata, le regioni a statuto ordinario e ad autonomia differenziata godrebbero di un potere di interdizione di qualsiasi iniziativa statale, persino superiore a quello delle regioni a statuto speciale. Governo, Parlamento e cittadini italiani sarebbero privati di qualsiasi potere d’iniziativa: «Una vera e propria secessione», taglia corto l’economista. La finalità di Viesti è di chiarire che l’autonomia differenziata regionale, così come è stata intesa nel progetto di riforma, può profondamente modificare le modalità di funzionamento del Paese, parcellizzare, a seconda delle aree geografiche, alcuni fondamentali servizi pubblici, determinare diversi diritti di cittadinanza in base alla residenza.
Nel campo dell’istruzione, per esempio, si verificherebbe una vera e propria regionalizzazione della scuola, che determinerebbe una sperequazione nell’istruzione fra i giovani italiani e disparità negli aspetti normativi ed economici dei docenti. Lo stesso nel settore della sanità.
Sullo sfondo della riforma autonomista s’intravvede un’Italia di serie A e un’Italia di serie B. Storicamente non sarebbe una novità nell’Italia malcerta, dall’unità incompiuta, e divisa fra Nord e Sud, ma stavolta ci sarebbe il timbro del Parlamento.
Ma una comunità nazionale – conclude Viesti – non può essere valutata attraverso i soli flussi di risorse pubbliche, senza considerare naturalmente gli aspetti politici, culturali ed etici dell’appartenenza allo stesso Paese.
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