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Shakespeare? Ma è già cinema: guardatelo!

Il film è diretto da Ninni Bruschetta

«Shakespeare è già cinema: raccontarlo con le immagini e i suoni dello schermo ne esalta la modernità e l’eternità». Finalmente “La prova”, film diretto da Ninni Bruschetta, prodotto dall’Ear Teatro di Messina, con protagonista Angelo Campolo, arriva sul grande schermo nella Città dello Stretto dove è nato e si è concretizzato il progetto di trasformare un testo teatrale, l’Amleto di William Shakespeare, in un film. Un progetto audace, possibile perché lo spettacolo teatrale in questione – Amleto, nella traduzione di Alessandro Serpieri, preferita da Bruschetta per la limpidezza delle scelte linguistiche – porta dentro di sé una struttura completa data dalla parola e contiene quella condizione spazio-temporale capace di trasformare lo spettacolo in un film.

Come sostiene l’attore e regista messinese con cui abbiamo parlato dell’imminente uscita in sala del film e dei prossimi appuntamenti, tra fiction e teatro.

Finalmente al cinema, dopo una lunghissima gestazione, quale il percorso del film?

«“La Prova” sarà in programmazione alla multisala Apollo giovedì alle 20.30 e poi sino al 26 con due proiezioni ogni giorno e le matinée per le scuole. Da 400 ore di girato, realizzate con due telecamere e 16 microfoni, nasce un film che racconta l’intramontabile storia di Amleto e che nello stesso tempo diventa un documentario sulla potenza linguistica e narrativa del testo. Le parole, i corpi e il montaggio “liquido” di Nello Grieco raccontano in 80 minuti una storia moderna e tradizionale, non patinata, asciutta, semplice e chiara, proprio come Shakespeare l’ha scritta. Dopo l’anteprima, nel febbraio 2017, al MAXXI di Roma, per una rassegna curata da Mario Sesti, la presentazione al Taormina FilmFest, in tutto 8 proiezioni pubbliche tra festival e rassegne, ora il film approda in sala. È importante che esca a Messina, perché la gran parte delle maestranze è messinese, da qui partirà la distribuzione da parte dell’Asap cinema network».

Era così che immaginavi “La Prova”?

«Il testo di Amleto, come afferma in un suo libro Pavel A. Florenskij, è “un unico immenso monologo”. È lo stesso Amleto, l’uomo nuovo del quale ci viene proposta la caduta, a riflettere e raccontare le conseguenze o il motivo delle sue riflessioni: la storia è tutta immersa nei suoi monologhi. Il film, quindi, prima ancora di mostrare cosa sia una prova, procede su questa idea, si regge sui monologhi di Amleto, il linguaggio cinematografico dona ritmo e sostituisce il pubblico con l’obiettivo. Lo sguardo in macchina diventa immediato e di grande forza».

Dal grande al piccolo schermo. Il 25 febbraio in prima serata su Rai1 andrà in onda “La stagione della caccia”, tratto dai romanzi storici di Andrea Camilleri, per la regia di Roan Johnson. Quali panni vestirai questa volta?

«Un personaggio scritto magnificamente, mai banale e divertente, uno dei più belli che ho interpretato. Padre Macaluso difende tutti i bigottismi possibili, è potentissimo a livello sociale, ma la cosa più divertente è che è isterico e quando perde la brocca comincia anche ad andare in escandescenze. Girare in luoghi così carichi di magia, quelli del Ragusano, è poi un valore aggiunto».

Il pubblico è abituato a vederti come attore al cinema e in tv e regista a teatro. A marzo però sarai protagonista di uno spettacolo teatrale. Come nasce questo progetto?

«Facendo l’attore al cinema e soprattutto il regista a teatro ho maturato la convinzione che il lavoro dell’attore è sacerdotale, come ho scritto nel libro edito da Bompiani “Sul mestiere dell’attore”. Questo però è un giudizio teorico. Dal punto di vista pratico invece è erotico, totalmente appagante. A spingermi a fare questo nuovo progetto due recenti esperienze: uno spettacolo su Berlinguer su richiesta di Michele Santoro, andato in onda in televisione, e una commemorazione della strage di Capaci per “Il Teatro di Radio3”. In quella occasione, assieme alla pianista Cettina Donato, ho proposto, sotto forma di reading, “Il mio nome è Caino” di Claudio Fava. Adesso diventerà uno spettacolo, sempre con Cettina Donato al pianoforte, per la stagione “Aria nuova in Me”, dell’associazione culturale “Arb” di Davide Liotta”, in scena il 23 e il 24 marzo al teatro Savio di Messina».

La storia di un uomo chiamato dal destino a essere un mafioso, il più implacabile. Come state lavorando?

«La regia sarà di Laura Giacobbe, nei giorni scorsi le prove sono entrate nel vivo. Trovo necessario uno sguardo da fuori. Un’esperienza che vivo con la consapevolezza di chi ha superato i 50 anni, quando sei più maturo cerchi il confronto col pubblico e non lo temi, la cosa importante è non deluderlo, dicendogli sempre qualcosa di utile».

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