In un’epoca di tagli ai budget spesso draconiani, di crisi dei varietà tradizionali e di incertezze sui reality che segnano ormai il passo anche per la loro ripetitività, il mestiere di opinionista non conosce crisi. Al contrario, dalla mattina presto fino a notte fonda, l’«esperto» - sia esso giornalista, medico, economista o filosofo - contribuisce a infarcire i programmi televisivi in varie forme e articolazioni. Quello dell’opinionista è un vero e proprio mestiere. Non sono i centravanti del campo da calcio (quel ruolo spetta ai conduttori), ma sono i fantasisti che lanciano la palla che consente alla squadra di fare goal. È vero che molto spesso non sono pagati – soprattutto i giornalisti – , ma anche questo malcostume potrebbe cambiare qualora chi “fa opinione” si accorgesse che la propria presenza ha ripercussioni sugli ascolti e, quindi, sugli incassi della rete nella quale è ospite. Qualcuno li critica e giudica l’eccesso di ospitate poco autorevole. Ma si può sinceramente affermare che persone come Veronica De Romanis, Massimo Cacciari, Stefano Feltri e molte altre voci illustri diventino “poco autorevoli” solo perché si vedono di frequente in televisione? Che siano importanti l’ha capito, per esempio, Mediaset, che si è garantita l’esclusiva di alcuni «brand» del giornalismo facendoli circolare nelle trasmissioni più varie, quasi fossero delle star del calcio. In realtà non esiste la figura dell’opinionista puro, chiunque di loro fa qualcos’altro nella vita. Nella maggior parte dei casi, infatti, si diventa opinionista anche grazie al proprio impegno professionale «off air», cioè fuori dal tubo catodico. Peraltro, ci sono esempi che hanno fatto breccia nel pubblico: una fra le giornaliste più talentuose della carta stampata, Selvaggia Lucarelli, fa solo ospitate molto mirate ed è tutt’altro che presenzialista ma, quando c’è, il suo peso si sente eccome. Forte di una prosa estremamente versatile e brillante e di un eloquio tagliente, una sua battuta può determinare anche l’evoluzione di un programma. Senza di lei “Ballando con le stelle”, per citarne uno, diventerebbe uno dei tanti, pur apprezzabili, talent. Più in generale, gli opinionisti innestano spunti, considerazioni e suggestioni in cui la contaminazione tra «alto» e «basso» si rivela spesso gradevole, mai fine a sé stessa e perfettamente inserita nella narrazione. Talora, un ospite ben azzeccato risolve parecchi problemi agli autori dei programmi televisivi. E i nomi autorevoli che circolano nella galassia dei talk-show sono infiniti. Ognuno di questi ha un suo perché narrativo, una certa logica comunicativa. Lo ha capito bene il boss di La7 Urbano Cairo, il cui palinsesto composto all’80% da talk show è disseminato di opinionisti, giornalisti, esperti. Un vero squadrone, arruolato per lo più a titolo gratuito, ma pochi programmi senza il loro contributo andrebbero in onda con gli stessi, brillanti, risultati.