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"Che senso può avere oggi la forza del Carnevale?", la riflessione di Vito Teti

Carnevale

«Perdinci, no' su' cchiù eu, /No sugnu Turi, /Su' lu Generali de l'Imperaturi». In questo periodo di Carnevale mi tornano alla mente le parole con cui Turi, Salvatore D'Eraclea, dava il via alle sue farse in paese all'inizio degli anni Cinquanta, annunciando l'uscita dalla sua dimensione ordinaria per entrare in quella di Generale dell'Imperatore Carnevale. Il Carnevale a cui veniva augurata «gloria suprema» perché finalmente dispensava carne di maiale, braciole, salsicce e polpette, sorrisi e letizia prima che, alla fine delle quattro domeniche di festeggiamenti, morisse per eccessi nutritivi e fosse bruciato come fantoccio. Delle tante interpretazioni e metafore del Carnevale proposte dagli studiosi, nell'universo della mia infanzia prevaleva quella del sogno di fuggire dal paese della fame. Il desiderio di morire di abbondanza nascondeva il terrore della morte per fame. Carnevale era festa del cibo e delle trasgressioni alimentari, ma anche spazio teatrale di rovesciamento satirico.

La grande emigrazione degli anni Cinquanta, il diffuso benessere del boom economico, l'accesso a consumi prima proibiti, l'arrivo della modernità e la scomparsa dell'attività agro-pastorale a cui riti, parole, gesti, rappresentazioni di questa festa erano strettamente legati comportavano la morte definitiva del Carnevale, che in passato moriva per risorgere ogni anno. A finire erano una concezione del tempo, rapporti produttivi e legami sociali secolari. Oggi la morte di Carnevale è metafora della scomparsa di quella “civiltà contadina” basata sul ciclo del ritorno e della rinascita. Carnevale non può più tornare a vivere in un universo di uomini, cose e sentimenti diverso da quello da cui prendeva e a cui conferiva senso.

Che senso dare al Carnevale nel tempo presente? Che senso hanno i sogni di abbondanza e di eccessi alimentari in un mondo dove da un lato prevalgono gli sprechi, le dietetiche generalizzate e dall'altro milioni di persone continuano a morire di fame?

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola.

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