Ci sono voluti quattro anni, ma ne è valsa la pena: dal 27 marzo sarà possibile vedere il frutto del restauro del Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Un’opera che non solo è il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto, ma che è stata interamente realizzata da Raffaello come disegno preparatorio, a grandezza naturale, dell’affresco 'La scuola di Atene', che decora la stanza della Segnatura in Vaticano.
Per presentare al meglio il cartone, è stato anche studiato un nuovo allestimento, curato dall’architetto Stefano Boeri, che ha definito il suo lavoro «una sfida da far tremare i polsi». Si trattava infatti non solo di valorizzare, per quanto possibile, un capolavoro, ma anche di essere all’altezza di allestimenti precedenti di grande valore come quello firmato da Luigi Caccia Dominioni.
La soluzione è stata quella di considerare l’opera nei suoi due aspetti: da una parte disegno preparatorio, dall’altra capolavoro compiuto, tanto che - è stato ricordato - non fu utilizzata per realizzare l’affresco vaticano. Ecco così l'idea di fare della celebre sala 5 uno spazio didattico dove imparare a contatto con l’opera: a introdurla, un muro virtuale dove vengono spiegate tutte le figure che la compongono, mentre al centro dello spazio campeggia un grande tavolo in rovere massiccio di 150 anni. E a coprire il cartone, un vetro unico, antiriflesso, che offre la possibilità di visioni a distanze diverse. E dietro, lei, l’opera, che il fondatore dell’Ambrosiana, Federico Borromeo, volle da subito, tanto da pagarla la cifra astronomica di 600 lire dell’epoca alla vedova del cugino.
Dal 1626 il cartone è patrimonio della Pinacoteca, ma nel maggio del 1796 venne requisito dai francesi, che lo
restaurarono e portarono al Louvre. Nel 1816 rientrò in Italia, nel 1918 fu portato a Roma per sfuggire ai bombardamenti, poi nel 1942 venne messo al sicuro nel caveau di una banca e nel 1946 esposto a Lucerna in una mostra per raccogliere fondi per la ricostruzione dell’Ambrosiana.
L’allestimento di Luigi Caccia Dominioni è del 1966 e nel 2014 la Veneranda Biblioteca Ambrosiana diede inizio all’indagine e al restauro conservativo, coordinata da un comitato scientifico composto dal collegio dei dottori della Biblioteca e da esperti provenienti - tra l’altro - dall’istituto superiore per la conservazione e il restauro, dai musei vaticani e dalla soprintendenza di Milano.
Un intervento lungo e complesso diretto da Maurizio Michelozzi e sostenuto finanziariamente dalla società RaMo per volontà del fondatore Giuseppe Rabolini. Al centro dell’opera - come ricordato dal soprintendente Antonella Ranaldi - la comunità di sapienti antichi e moderni, inquadrati in un’architettura che ricorda un progetto del
Bramante: in basso le scienze empiriche, con Euclide ritratto con le sembianze del Bramante, in alto i filosofi, con al centro Platone, dipinto con le sembianze di Leonardo e il dito puntato verso l’alto, riconoscibile poiché regge il Timeo, e Aristotele, identificabile dal libro dell’Etica.
«Ai visitatori che si fermeranno a contemplare le figure tratteggiate dalla mano sublime di Raffaello - dice il prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Marco Ballarini - auguriamo di poter trovare in esse, come accadde a Gustave Flaubert nel 1845, un senso di 'calme et intelligence, certié et forcè».
Anche per questo il 6 aprile, nel giorno dell’anniversario della morte di Raffaello, l’Ambrosiana offrirà la possibilità di una visita gratuita al museo e alla sala rinnovata.
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